PALERMO – Convalidato il fermo al boss Graziano

Il gip ha convalidato il fermo di Vincenzo Graziano, finito in manette martedì con l’accusa di essere il reggente del mandamento mafioso di Resuttana. Il giudice ha anche disposto per il presunto boss la custodia cautelare in carcere. 

Arrestato a giugno ma scarcerato dal tribunale del riesame per mancanza di indizi, è tornato in cella dopo le pesanti accuse del neo pentito Vito Galatolo, l’ex capomafia che gli ha affidato il clan durante la detenzione e che lo ha formalmente affiliato a Cosa nostra nella saletta colloqui del carcere in cui entrambi erano detenuti nel 2010.

Secondo le accuse di Galatolo sarebbe stato Graziano a procurarsi i 200 chili di tritolo, mai ritrovati, che dovevano essere usati per l’attentato al pm Nino Di Matteo. L’esplosivo venne acquistato, dopo la colletta fatta dai clan, e custodito all’Acquasanta. I magistrati stanno cercando di riscontrare i racconti di Galatolo sul progetto di attentato che avrebbe avuto come mandante il boss latitante Matteo Messina Denaro. Il capomafia di Castelvetrano avrebbe comunicato, attraverso due pizzini, il piano di morte che avrebbe riguardato anche i pentiti Nino Giuffrè e Gaspare Spatuzza.

Molte sono le perplessità sulla vicenda: Messina Denaro, sostengono alcuni investigatori, non è solito comunicare con pizzini. Oltre al fatto che avrebbe più volte dimostrato di essere fermamente contrario al compimento di atti eclatanti come un attentato. Galatolo davanti ai dubbi dei pm avrebbe avuto un atteggiamento possibilista.

Ad esempio sostenendo di aver visto il tritolo ma di non essere certo che fosse funzionante e di sapere sull’attentato solo quanto gli fu riferito da Girolamo Biondino. Inoltre i pm stanno cercando di capire se il piano di morte possa essere stato un modo per altri clan di appropriarsi dei soldi della famiglia dell’Acquasanta che alla colletta avrebbe partecipato con 360mila euro, una somma cinque volte maggiore rispetto a quella messa dagli altri due boss: Girolamo Biondino e Alessandro D’Ambrogio.

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