Leopolda sicula ad alta tensione

È ancora alta tensione nel Pd. Da una parte, i “renziani” che tirano dritti sulle riforme perché sono “già 20 anni che se ne sta discutendo”. Dall’altra, la sinistra Dem che accusa il segretario di “autoritarismo” e di boicottaggio della minoranza. A rilanciare le accuse, all’ indomani dello sfogo di Bersani, è Gianni Cuperlo che, da Cagliari, rimprovera al premier di non ascoltare chi “cerca di avere un confronto sul merito”. Non è vero, dice, che “siamo quelli che si vogliono mettere di traverso”. 

“In questi mesi”, insiste, “abbiamo sempre fatto proposte migliorative” anche se “spesso non veniamo ascoltati”. “Non c’è una minoranza in assetto di guerra”, assicura, “pronta a sabotare”. Anzi.

Parole che rimbalzano a Palermo dove Graziano Delrio, assieme a Davide Faraone, ha battezzato la prima “Leopolda siciliana”, aprendo a nuovi ingressi nel partito che, secondo la sinistra, rischiano di spostare l’asse sempre più a destra, operazione politica che ha già prodotto la fuoriuscita, in Sicilia, di alcuni civatiani che hanno riconsegnato le tessere avvicinandosi a Sel. A chi accusa i renziani di fretta, Delrio risponde che “uno dei motivi per cui a volte acceleriamo le nostre scelte è perché si fanno troppe chiacchiere e non si decide”.

“Sono vent’anni che discutiamo di riforma costituzionale ed erano 20 anni che discutevamo di città metropolitane”, sbotta dal palco della Leopolda, tra gli applausi degli oltre mille partecipanti. “Bisogna agire”, incalza il sottosegretario, perché “il Pd che vogliamo non è un partito fatto di correnti e steccati”, ma “un partito aperto, che si confronta liberamente”. E, riprendendo le parole del pm Paolo Filippini, che ieri ha chiesto il rinvio a giudizio di 64 consiglieri ed ex consiglieri regionali lombardi per le “spese pazze” dei gruppi, Delrio dice “basta con i politici che frequentano ristoranti, chiusi nelle auto, che si parlano tra loro”. “La politica per riacquistare credibilità deve stare tra la gente” e le Leopolde, come quella in salsa siciliana “non sono luoghi di partito, ma di democrazia e popolo”.

“Poco importa”, dunque, se gran parte della sinistra del Pd siciliano abbia disertato la kermesse (presente il segretario regionale Fausto Raciti, assenti i parlamentari regionali di sinistra) o che si sia registrata l’assenza di Cgil e Cisl, anche perché il Pd, sostiene Delrio, “è un partito grande che ospita tante culture” ed “è giusto ascoltare e avere il contributo di quante più persone possibile”.

Insomma, il Pd “è un grande partito nazionale popolare”. Musica per le orecchie di quanti, ex centrodestra, sono pronti a saltare sul carro di Renzi, come i parlamentari regionali di Articolo 4 (movimento creato da ex Mpa ed ex Udc) Paolo Ruggirello, Luca Sammartino, Valeria Sudano e Alice Anselmo, tutti alla Leopolda.  

“Pur non conoscendo nel dettaglio la situazione siciliana credo sia una scelta opportuna avere tanti contributi da tante culture diverse”, è la benedizione di Delrio. E a chi nel Pd vede con sospetto se non addirittura con ostilità l’allargamento a destra, risponde: “Sono sicuro che i dirigenti regionali vigileranno perché le cose si svolgano in maniera corretta e vi sia un grande presidio sulla legalità, perché sono scelte che il Pd ha fatto in maniera decisa e irreversibile”.

Neppure Cuperlo sembra intravedere il rischio scissione: “Io credo nel Pd. Dobbiamo darci una grande sinistra dentro il partito”. “No” a una “Syriza in declinazione domestica”. E questo mentre Lorenzo Guerini da Milano guarda al centro invitandolo a organizzare insieme “il campo del centrosinistra in vista delle politiche del 2018” anche se, assicura, “non siamo interessati a fare opa ostili”.

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