La Corte dei Conti bacchetta la Regione: “Meno entrate, aumenta il debito”

Malgrado numerose misure «ispirate a rigorose politiche d’intervento», i conti della Regione siciliana vanno peggiorando. Lo dicono le sezioni riunite della Corte dei conti per la Sicilia nella relazione sul rendiconto 2014 della Regione. I giudici sottolineano una «condizione di difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali».

E richiamano il «generalizzato e significativo deterioramento dei saldi fondamentali di bilancio, che presentano significative involuzioni rispetto al 2013 e valori negativi anche per quelle poste che, invece, avevano realizzato risultati negativi». Fra i dati più critici quelli della sanità che è stata di 9 miliardi e 508 milioni: 615 milioni in più rispetto al 2013. Per la salute dei suoi cittadini la Regione siciliana impegna il 54 per certo dell’intera spesa che nel 2014 è stata di 17 miliardi e 599 milioni.

«Alla chiusura dell’esercizio 2014 il totale complessivo delle entrate accertate ammonta a 17.6 miliardi. Il consuntivo del 2014 evidenzia rispetto all’esercizio 2013 la significativa flessione del 10.3% del totale complessivo delle entrate accertate (-8.8% con riferimento alle sole entrate tributarie)». È quanto si legge in un passaggio della relazione della Corte.

DEBITO AUMENTATO DEL 3% – Al 31 dicembre 2014 il debito residuo complessivo della Regione è pari a 5.508 milioni di euro. Di cui 5.300 a proprio carico e la restante parte, 208, rimborsata dallo Stato anche se formalmente a carico della Regione. Lo stock del debito si attesta a un livello superiore rispetto a quello del 2013 registrando un trend crescente pari al 3.05% – viene sottolineato -. L’onerosità della situazione debitoria della Regione si percepisce ancora con maggiore evidenza se si considera che, entro il 2015, allo stock del debito già contratto si aggiungerà la prevista sottoscrizione di un ulteriore prestito pari ad oltre 1.776 milioni di euro. Per effetto di tale ulteriore operazione – conclude la Corte dei Conti – l’importo complessivo dell’onere restitutorio dell’Amministrazione regionale ammonterà a circa 7900 milioni».

IL PERSONALE. La Regione siciliana ha un dirigente ogni 8,6 dipendenti, quasi ventimila impiegati ma ci sono uffici dove non lavora nessuno. E’ un quadro non privo di criticità e paradossi quello che segnala nella sua requisitoria il procuratore generale d’appello della Corte dei conti per la Sicilia, Diana Calaciura Traina. Nel corso del giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione, il pg ha aggiornato la mappa del personale che ha sempre una rilevante incidenza sulla spesa corrente, anche se c’è stata una riduzione del 3 per cento con un miliardo e 546 milioni di stipendi pagati.

I dipendenti a tempo indeterminato sono quasi 15 mila (ma diventano 17.325 con quelli a tempo determinato) a cui si aggiungono 1.737 dirigenti (diminuiti ma di poco). Altre 2.603 persone sono inquadrate nei servizi “esternalizzati” oppure vengono retribuite “ad altro titolo”. Malgrado questa grande dotazione di personale ci sono però servizi che hanno un solo dirigente e nessun dipendente. Questo è il caso limite di una struttura di fondamentale importanza come l’ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni: è stato creato nel 2014 per accelerare le operazioni di liquidazione delle società partecipate. Sono 12 quelle in cui la Regione ha attualmente una posizione maggioritaria e sette quelle in cui detiene quote variabili di partecipazione azionari. Si tratta di società, ha ricordato il pg, in cui già la Corte aveva individuato “profili di criticità e di cattiva gestione”.

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