Usa sganciano in Afghanistan la più potente bomba non nucleare.

Gli Stati Uniti hanno sganciato, per la prima volta, la più grande bomba non nucleare. Obiettivo: un sistema di tunnel dell’Isis in Afghanistan. L’annuncio dal portavoce del Pentagono, Adam Stump: un MC-130 ha rilasciato una Gbu-43 massive ordnance air blast bomb (moab), contenente 11 tonnellate di esplosivo, oggi intorno alle 19 ora locale, per colpire i tunnel dell’Isis e i miliziani nel distretto di Achin, provincia di Nangarhar, molto vicino al confine con il Pakistan. Nella stessa provincia, lo scorso weekend un soldato americano è rimasto ucciso durante un’operazione contro i jihadisti. Secondo Cnn, a firmare l’autorizzazione per l’uso dell’ordigno è stato il comandante delle forze americane in Afghanistan, il generale John Nicholson.

Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha confermato, in apertura del briefing quotidiano: nell’azione “sono state prese tutte le precauzioni per evitare vittime civili e danni collaterali”. Il Comando centrale americano ha quindi diffuso una nota su Twitter confermando l’uso della bomba Gbu-43 nel bombardamento aereo di un complesso di tunnel dello Stato Islamico in Afghanistan, spiegando che l’azione rientra nelle “misure in corso per sconfiggere l’Isis in Afghanistan nel 2017”, sedicesimo anno della guerra condotta da Washington nel Paese. Anche la nota afferma che “il raid è stato organizzato in modo da ridurre al minimo il rischio per le forze afgane e americane e per massimizzare l’eliminazione dei combattenti dell’Isis e delle loro strutture”, sottolineando che “sono state prese precauzioni per evitare vittime civili”. Nella nota, il generale Nicholson definisce “questo genere di armamento ideale per ridurre questo genere di ostacoli – tunnel e bunker – e mantenere lo slancio nella nostra offensiva contro l’Isis”.

Definita informalmente la “madre di tutte le bombe” (moab anche come mother of all bombs), la bomba è stata sviluppata per gli Stati Uniti da Albert L. Weimorts nei laboratori di ricerca dell’aviazione militare statunitense. Il primo test avvenne l’11 marzo del 2003, quindi un secondo nel novembre dello stesso anno. A parte quella dei due ordigni testati, non si aveva notizia di altre esplosioni della Gbu-43, se non che era stata prodotta in altri 15 esemplari per la Guerra del Golfo presso il McAlester Army Ammunition Plant. Oggi, dunque, l’annuncio del primo utilizzo della bomba in un quadro bellico nella provincia afgana di Nangarhar, come rimarcato dallo stesso portavoce del Pentagono.

All’epoca della guerra in Iraq, più che colpire direttamente il nemico, la potenza distruttrice dell’ordigno avrebbe dovuto avere soprattutto l’effetto di terrorizzare fino allo shock le forze nemiche che aveva avuto il suo predecessore, il BLU-82, anche noto come “Daisy Cutter”, già utilizzato in Vietnam per abbattere foreste e poi in Iraq per colpire tunnel e caverne. In previsione dell’esaurimento delle scorte di BLU-82, era stato allora sviluppato il progetto Gbu-43. Tecnicamente non un’arma di “penetrazione”, ma ideata per distruggere obiettivi dalle superfici non particolarmente resistenti in aree ben delimitate nel raggio di diverse centinaia di metri. Come appunto il sistema di tunnel e caverne colpito in Afghanistan.

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