AGRIGENTO – Omicidio in officina, Giuseppe Mattina massacrato con almeno 18 coltellate [VIDEO]

“Volevo dirti che è tutto a posto, tuo marito è con me, stiamo andando ad un incontro di lavoro”. Questo dice parlando al cellulare il palermitano  Giovanni Riggio, 29 anni, residente a Favara, reo confesso dell’omicidio di Giuseep Mattina, 39 anni, meccanico favarese, telefonando alla moglie della vittima, fra le 20 e le 21 di venerdi, probabilmente dopo avere ucciso il socio in affari.

Emerge, intanto, una novità nell’inchiesta . Sarebbe stato Giovanni Riggio , a dovere dei soldi al 39 enne. Il giovane lo ha dichiarato durante l’interrogatorio, che si è tenuto negli uffici  del Commissariato “Brancaccio” di Palermo, dove è andato a costituirsi, alla presenza degli inquirenti e del suo avvocato Martorana. “Gli dovevo dei soldi  e lui mi asfissiava con continue richieste – ha dichiarato Riggio dopo avere confessato l’omicidio. Gli ho detio che non ne avevo e gli ho chiesto di rivederci lunedi. Mi ha minacciato. Ha minacciato me e la mia famiglia. Ha provato ad aggredirmi, ed ho reagito afferrando un coltello, che ho trovato dentro l’oofficina”.

Mattina è stato ammazzato con almeno 18 coltellate, anche se per una conferma si aspetta l’esito dell’autopsia, all’interno di un magazzino di contrada San Bendetto, nella zona industriale di Agrigento, affittato recentemente dai due soci, per realizzare una concessionaria di auto usate e un’officina.

“E’ stato detto che mio marito gli doveva dei soldi, ma Giuseppe non doveva soldi a nessuno. Anzi lo doveva assumere come dipendente”. La moglie della vittima, ascoltata poche ore dopo l’uccisione del marito, avrebbe specificato questi particolari davanti gli investigatori durante una prima audizione. Nelle prossime ore, verranno ascoltati anche altri familiari ed amici di Giuseppe Mattina.  A coordinare le indagini  ,  della Polizia di Agrigento è il sostituto procuratore Matteo Delpini che, potrebbe dare l’incarico per effettuare l’autopsia sulla salma di Mattina. L’inchiesta dovrà, anche accertare cosa facevano una decina di autovetture dentro il magazzino visto che l’attività risultava ancora in fase di allestimento. Un magazzino anonimo, senza alcuna insegna, senza alcun richiamo. Sul portone verde , con una bomboletta spray nera, risultava essere stato scritto soltanto: “Service” e poi, in verticale, le lettere “M” ed “R”. 

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