Inchiesta “DNA” – Mentirono negando il pizzo: chieste 4 condanne

L’8 maggio 2013 i Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Agrigento hanno notificato a 7 imprenditori, di Porto Empedocle e di Realmonte, un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Dna”. I 7 avevano già deposto come testimoni innanzi al giudice, e sono stati indagati di avere affermato il falso, negando quanto inizialmente dichiarato nel corso delle indagini. E, inoltre, avrebbero taciuto, anche parzialmente, quanto di loro conoscenza, escludendo, dopo e al contrario di prima, di avere mai ricevuto richieste estorsive da appartenenti a Cosa nostra. Ebbene, in primo grado, 4 dei 7 sono stati condannati in abbreviato il 18 aprile del 2014 per falsa testimonianza e senza l’aggravante del favoreggiamento alla mafia. Adesso in Corte d’Appello la Procura Generale, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado: 1 anno e 4 mesi di reclusione ciascuno sono stati inflitti a Salvatore Abate, 37 anni, a suo padre Biagio Abate, 62 anni, e a Marcello Sguali, 45 anni. Poi, 2 anni a Salvatore Butera, 58 anni, tutti di Porto Empedocle.

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