Siciliano rapito in Pakistan

Giovanni Lo Porto, un cooperante italiano originario di Palermo impegnato in Pakistan con la ong tedesca Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo), è stato rapito ieri insieme ad un collega olandese Bernd Johannes a Qasim Bela, nel distretto di Multan della provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. La notizia del sequestro, diffusa da una tv di Islamabad, è stata confermata dalla Farnesina.

L’identità del rapito italiano è stata rivelata da fonti della cooperazione internazionale ed anche da un tweet del bergamasco Stefano Piziali, responsabile del Cesvi, ong per la quale Lo Porto aveva lavorato in passato.

In una nota, il ministero degli Esteri ha già indicato che “sono stati attivati tutti i canali utili per seguire da vicino la vicenda in contatto anche con la famiglia” del giovane, e che comunque “come avvenuto anche in altri casi, si adotterà anche in questo la linea del riserbo”.

IL SEQUESTRO. Testimoni oculari, si è appreso, hanno riferito che quattro uomini mascherati hanno fatto irruzione negli uffici della ong e hanno portato via con un’automobile i due cooperanti, appena rientrati da una ispezione nelle zone alluvionate di Kot Addu, portandoli verso una destinazione sconosciuta. I rapitori hanno puntato contro di loro una pistola e li hanno costretti ad indossare un vestito tradizionale pachistano (Shalwar Kameez).

La polizia pachistana ha subito avviato la caccia ai possibili rapitori, ponendo posti di blocco intorno a Multan per controllare tutti i veicoli in entrata ed in uscita dalla città. Per il momento non vi sono ipotesi sui possibili rapitori, ma si deve ricordare che in Punjab operano numerosi gruppi armati antigovernativi, come ad esempio il Lashkar-e-Jhangvi, movimento estremista sunnita autore di numerosi attentati. Per il momento nessun gruppo ha rivendicato l’operazione e questo rende ancora più incerta una ricostruzione di quanto avvenuto.

L’AMBASCIATA ITALIAN SEGUE LA VICENDA. L’ambasciatore d’Italia a Islamabad, Vincenzo Prati, segue la vicenda da vicino ed oggi aveva in programma colloqui al ministero degli Esteri pachistano per ricevere tutte le informazioni possibili sulle piste seguite dalla polizia per risalire agli autori del rapimento. Secondo fonti giornalistiche a Multan che hanno consultato responsabili della sicurezza che non si sono identificati, il commando dei sequestratori aveva preparato il piano nei minimi particolari, poichè l’area di Western Fort Colony a Qasim Bela, dove è avvenuto materialmente il sequestro, è fortemente protetta. Le stesse fonti hanno rivelato che nella sede-alloggio della ong si trovava anche una donna che però non è stata portata via e che non ha potuto fornire molti particolari sugli aggressori che avevano il volto coperto.

ZONA DI RAPIMENTI. Nell’agosto scorso a Lahore, capoluogo del Punjab, sono stati rapiti il cittadino americano Warren Weinstein e il pachistano Shahbaz Taseer, figlio del governatore del Punjab Salman Taseer, che secondo fonti concordanti sarebbero nelle mani dei talebani. Nel suo profilo pubblicato su un social network dove indica di essersi laureato alla London metropolitan University e alla Thames Valley University, Lo Porto precisa di essere arrivato in Pakistan nell’ottobre scorso per partecipare come ‘project manager’ alla costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. In precedenza era stato ad Haiti, e ancora prima aveva lavorato nove mesi con il Cesvi.

FONTE: LA SICILIA.IT

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