AGRIGENTO – Arresti DIA, nuovi particolari: plauso dell’Antiracket

Sarebbe stato arrestato in una casa di campagna fornita di piscina e impianto di sorveglianza, Antonio Massimino, 48 anni, ritenuto dagli investigatori il nuovo boss di Agrigento.

Massimino è finito in manette due giorni fa, insieme ad un altro coinvolto nell’operazione della Dia di Agrigento, Liborio Militello, 49 anni, anch’egli agrigentino, suo fedelissimo.

I due sono accusati di un tentativo di estorsione nei confronti di un imprenditore della Città dei Templi.

E si terrà oggi, nel carcere di contrada Petrusa dove sono rinchiusi, gli interrogatori di garanzia di Antonio Massimino, e Liborio Militello, dopo l’arresto dalla Dia di Agrigento per un tentativo di estorsione “con metodo mafioso” ai danni di un imprenditore.

L’incontro dei due con il gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, è previsto  in tarda mattinata.

Massimino, secondo gli inquirenti,avendo appreso tramite una soffiata di essere prossimo all’arresto, stava tentando di scappare, lasciare Agrigento e andare all’estero, probabilmente in Germania insieme alla famiglia e stava tentando di vendere tutto ciò che era nella sua disponibilità attraverso la ditta “Syrydrynk Srl unipersonale”, con  sede  legale  ad  Agrigento  in Viale  Monserrato l4,  esercente  l’attività  di  commercio al minuto al posto fisso di bevande. “Devo prendere i soldi che devo andarmene di corsa…Devo andare da una parte.” si sentirebbe in una conversazione registrata mentre Massimino era al telefono.

 “Esprimiamo un plauso ai magistrati della Procura della Repubblica di Palermo ed al Personale della Dia di AGRIGENTO per aver sottratto dal condizionamento mafioso, da parte di pregiudicati di rilevante spessore criminale, operatori economici della nostra realtà”. Così, l’associazione Fai Antiracket AGRIGENTO, referente locale della Federazione Nazionale delle Associazioni Antiracket ed Antiusura, commenta con una nota gli arresti da parte della Direzione Investigativa Antimafia di due esponenti della criminalità organizzata mafiosa agrigentina che tentavano di estorcere imprenditori impegnati nelle proprie attività lavorative. “Gli imprenditori che denunciano e collaborano trovano, in questo caso nel personale della Dia e nei Magistrati di Palermo, come già avvenuto in passato, supporto nelle articolazioni dello Stato che per tutti operano per assicurare benessere sociale senza condizionamenti mafiosi o di altro genere”, conclude la nota.

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