AGRIGENTO – Dia, estorsioni e usura in crescita. Magistrati nel mirino della criminalità

Infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici, crescono i casi di estorsione e usura, e magistrati e forze dell’ordine nel mirino della delinquenza. Sono i tre punti più importanti che emergono dal rapporto antimafia (secondo semestre del 2012) della Direzione investigativa antimafia, che ha analizzato la situazione in provincia di Agrigento. Un documento che tiene conto anche dell’ultima operazione antimafia “Nuova Cupola” per ricostruire la ragnatela di interessi illeciti nell’agrigentino. Sono state decine le imprese passate sotto la lente di ingrandimento per un essere controllate, e gli approfondimenti svolti hanno portato ad accertare che la mafia nel territorio agrigentino è ancora viva. Ancora una volta, dove ci sono i grandi appalti, c’è la mafia, e c’è la ‘legge’ del pizzo. Le famiglie mafiose eserciterebbero ancora oggi pressioni estorsive a ditte e aziende, e non risparmierebbero neppure l’industria eolica e fotovoltaica al confine tra le province di Agrigento e Trapani. Tutto quanto sotto il controllo incontrastato del super latitante Matteo Messina Denaro.

Estorsioni e usura in aumento. In provincia di Agrigento sono in aumento le estorsioni e la piaga dell’usura, un fenomeno questo in crescita. Complessivamente si sono registrati 162 danneggiamenti seguiti da incendio; 62 rapine, 20 estorsioni. In particolare 10 episodi tra incendi e danneggiamenti sono stati compiuti ai danni di soggetti pregiudicati, 13 episodi di atti intimidatori diretti ad amministratori pubblici, 52 episodi tra incendi, danneggiamenti e atti d’intimidazione di vario tipo ai danni di imprese.  Nell’ultimo semestre del 2012 sono stati denunciati una serie di reati compiuti ai danni di ditte o società di smaltimento dei rifiuti che però sembrerebbero da qualificare come atti vandalici occasionali, forme illegali di protesta ed inefficienza del servizio, licenziamenti o mancata corresponsione di emolumenti dovuti. Solo nella città di Licata ignoti hanno bruciato 214 cassonetti.

Intimidazioni a magistrati e appartenenti a Forze dell’Ordine. C’è un altro dato su cui riflettere. In soli sei mesi dal primo luglio al 31 dicembre del 2012 si sono verificati 11 episodi intimidatori diretti ad appartenenti alla magistratura e alle Forze dell’Ordine. La gran parte sarebbero intimidazioni ‘mafiose’. I contenuti minatori sono sconosciuti, ma non è difficile immaginare che, agli occhi di Cosa nostra e di altri delinquenti, le indagini portate avanti da magistrati e appartenenti alle Forze di Polizia non passano certo inosservate.

 

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