AGRIGENTO – Guardia di Finanza: bilancio operativo 2014

Conferenza stampa per illustrare il bilancio del 2014 della Guardia di finanza del Comando provinciale di Agrigento. Presenti il comandante provinciale, colonnello Massimo Sobrà, il tenente colonnello Fabio Sava, responsabile del Nucleo di Polizia tributaria e il capitano Stilian Cortese, comandante della Compagnia di Agrigento.
I finanzieri sono intervenuti in tre grandi branche operative – ossia, il contrasto ai patrimoni criminali ed illeciti, la tutela delle uscite dei bilanci pubblici, ed il settore, più tradizionale, della tutela delle entrate –, eseguendo complessivamente circa 1.900 interventi, numero questo che comprende sia le attività di iniziativa, che quelle su delega della Magistratura, sia ordinaria che contabile.
In molti casi, tanto il contrasto a forme grandi e piccole di illegalità quanto l’azione a tutela della spesa si sono svolte in stretta connessione con la lotta all’evasione, dal momento che, così come normalmente avviene già da qualche anno, i finanzieri inizialmente impegnati in attività squisitamente tributaria cercano di colpire tutti gli aspetti di violazione delle norme economiche che fanno capo allo stesso soggetto economico controllato.
In altre parole, è spesso accaduto che un soggetto, inizialmente controllato per il percepimento di agevolazioni pubbliche, sia stato anche “pizzicato” per fatti di evasione fiscale; in sintesi, non è stato in alcun modo trascurato il contrasto alle varie forme di criminalità ed ai traffici illeciti.
• Nei confronti della criminalità “comune”, sono state arrestate 7 persone e ne sono state denunciate circa 300;
• nei confronti della criminalità organizzata, in via preventiva, sono stati svolti circa 800 controlli in materia di certificazione antimafia – necessaria a tutte le aziende che vogliano partecipare a gare pubbliche di appalto – mentre, in chiave repressiva, sono stati sequestrati e confiscati beni per circa 630.000,00 euro;
• sono stati arrestati 7 spacciatori, e sequestrati complessivamente circa 2,5 kg. di droghe;
• nel contrasto al fenomeno dei “furti di rame”, sia nell’ambito di servizi autonomi che in seno a “squadre interforze”, create unitamente alle altre Forze di Polizia presenti sul territorio, sotto la supervisione della Prefettura, si è intervenuti con periodicità nei confronti delle aziende di rottamazione e raccolta di metalli, sequestrando più di 1.400 kg. di rame, giacente senza alcuna giustificazione (fattura ricevuta e/o presa in carico) e denunciando a piede libero 11 persone, per ricettazione e/o gestione abusiva di discarica;
• nei settori della “sicurezza prodotti”, della “lotta alla contraffazione” e della “tutela del made in Italy”, sono state denunciate per contraffazione 38 persone, sequestrati più di 15.000 prodotti falsi e 1.400 perché ritenuti pericolosi per la salute.
In tale ambito, nell’ottica di prestare assistenza ai cittadini più bisognosi, è ormai consolidata la collaborazione con la Caritas diocesana di Agrigento, la Prefettura e la Procura della Repubblica, tesa ad evitare la distruzione della merce sequestrata (per lo più jeans e scarpe) poiché contraffatta e devolverla in beneficenza.
Solo nel 2014, si è riusciti a donare alla Caritas quasi un migliaio di capi.
Sul fronte della tutela della spesa pubblica, i numeri conseguiti dalle Fiamme gialle nella provincia di Agrigento si riferiscono ai contributi che lo Stato e l’Unione Europea erogano a sostegno delle imprese (laddove sono state scoperte frodi per oltre 2,8 milioni di euro), alle pensioni ed agli altri strumenti socio-assistenziali gestiti dall’Inps (risultato vittima di truffe per più di 600.000 euro), alla spesa sanitaria (dove si sono registrate frodi conclamate per circa 3,2 milioni), e, più in generale, alle indagini condotte su delega della Corte dei Conti, alla quale è stato segnalato un danno erariale complessivo che sfiora 1,2 milioni di euro, riconducibile a 24 responsabili.
Tutte queste attività sono state orientate tanto alla repressione dei più gravi episodi di frode e cattiva gestione delle uscite dai bilanci nazionali e comunitari, quanto al contrasto di più diffusi fenomeni illeciti che attengono all’accesso a forme di agevolazione previdenziali ed assistenziali indirizzate a sostegno delle “fasce più deboli”.
Sono quattro le attività in tal senso più “interessanti, ora per le dimensioni raggiunte dal sistema truffaldino scoperto, ora perché denotano come siano spesso singoli individui, o, tutt’al più, nuclei familiari, ad insinuarsi tra le pieghe delle norme esistenti per trarne un vantaggio personale indebito:
• sono state scoperte tre diverse imprese agricole “fantasma” che avevano assunto fittiziamente 133 finti braccianti agricoli per consentire loro di percepire indebitamente i contributi assistenziali erogati dall’Inps relativi all’indennità di disoccupazione agricola, alla malattia e/o alla maternità, per un ammontare di oltre 400.000 euro. Le tre imprese agricole smantellate erano state appositamente costituite con il solo scopo di presentare all’Ente pensionistico ed assistenziale le false documentazioni attestante i rapporti di lavoro, tant’è che non avevano mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, e non avevano mai posseduto, acquistato o affittato né terreni agricoli né macchinari per la coltivazione o la raccolta di frutta o ortaggi;
• sono stati scoperti alcuni cittadini stranieri che percepivano indebitamente un assegno sociale senza averne alcun titolo, ed altri che continuavano ad incassarlo pur essendo venuto meno il presupposto della residenza sul territorio  nazionale. Nell’ambito dell’operazione denominata <<Italiani per caso>>,  sono state complessivamente denunciate 14 persone che, negli ultimi anni (da due a cinque), avevano incassato complessivamente più di 170.000 euro senza averne più diritto;
• è stata scoperta una truffa al Servizio Sanitario Nazionale con cui i responsabili attestavano falsi redditi per ottenere farmaci specialistici e prestazioni sanitarie in esenzione dal ticket. Oltre 100 soggetti sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per falsità e truffa;
• sono state individuate tre false associazioni di volontariato che operavano, in convenzione con l’Asp di Agrigento, nel trasporto dei pazienti emodializzati. In particolare, la truffa, perpetrata sin dal 2010 e che aveva già fruttato più di 3,2 milioni di euro, consisteva nell’operare come normali imprese commerciali, ma con la veste di associazioni, il che consentiva loro di non presentare la dichiarazione dei redditi e di percepire periodicamente ingenti fondi, da parte del Ministero della salute, per l’acquisto e la manutenzione delle ambulanze.
In generale, quando le attività di contrasto allo spreco di danaro pubblico non sono state il frutto di quella “trasversalità” operativa di cui si è detto in premessa, esse sono state rese possibili grazie alla sistematica cooperazione con altri Enti ed Istituzioni, quali l’Inps la Regione Siciliana ed altri Enti locali, oppure le associazioni di categoria; anzi, accade sempre più spesso che tale cooperazione venga sancita con la sottoscrizione di veri e propri Protocolli d’Intesa, come quelli che il Comando provinciale di Agrigento ha stipulato con alcuni Comuni della provincia per razionalizzare il controllo al pagamento dei tributi locali ed all’erogazione di prestazioni sociali agevolate.
Infine, per quel che riguarda la lotta all’evasione fiscale, spiccano, da un lato, l’individuazione di circa 40 soggetti totalmente sconosciuti al fisco, e, dall’altro, la segnalazione, alle Procure della Repubblica di Agrigento, Sciacca e Palermo, di più di 80 responsabili di reati fiscali.
Non si tratta soltanto della violazione, sicuramente più comune, di chi ha presentato una dichiarazione dei redditi “infedele”, ma anche quelle di chi, nello stesso periodo, ha emesso o utilizzato fatture false, di chi ha occultato o distrutto la contabilità, oppure di chi la dichiarazione dei redditi non l’ha neppure presentata.
In tutti questi casi, l’azione repressiva si è ispirata ad una doppia linea guida: nella tutela delle entrate, infatti, non si persegue il solo obiettivo di recuperare alle casse dello Stato il frutto dell’evasione, ma anche quello di tutelare gli imprenditori onesti dalla concorrenza sleale di chi, grazie appunto ad un’evasione sistematica degli obblighi tributari, è in grado di praticare prezzi di vendita migliori.
In molti di questi casi, a tutela del credito erariale, è stata avviata la procedura di sequestro, anche “per equivalente”: in altre parole, è stato proposto all’Autorità giudiziaria il sequestro preventivo di quella parte di patrimonio degli evasori più pericolosi.
L’azione a tutela delle entrate ha raggiunto degli ottimi risultati anche in termini di prevenzione, dal momento che sono stati constatati ricavi non contabilizzati o costi indeducibili per i quali non erano ancora decorsi i termini di dichiarazione annuale; si può legittimamente presumere che essi siano destinati a figurare correttamente nelle dichiarazioni relative agli esercizi successivi, e che quindi i contribuenti così scoperti cercheranno di regolarizzare la propria posizione alla scadenza.
Inoltre si è constatato che spesso i soggetti della cosiddetta “economia sommersa”, oltre ad evadere sistematicamente il fisco, ricorrevano ad una manodopera irregolare, o addirittura in nero: da gennaio a dicembre 2014, sono 112 i lavoratori irregolari o in nero che la Guardia di finanza ha individuato, nell’intera provincia.
Come si evince da questo excursus, nell’anno appena trascorso l’azione della Guardia di Finanza si è ispirata non solo al recupero dell’evasione fiscale ed alla repressione di traffici illeciti, ma anche alla tutela degli operatori economici più deboli, che sono le prime vittime di una concorrenza sleale che si fonda sulla violazione sistematica delle regole economiche.
In linea con l’attuale orientamento politico – desumibile, quanto meno in ambito tributario, dal tenore della delega per la riforma del sistema fiscale, nel 2015, le Fiamme gialle affiancheranno a questa regola di condotta, una pianificazione degli interventi fiscali che si ispiri sempre più ai concetti di induzione del contribuente all’adesione spontanea a quanto contestatogli, e di effettività e concretezza del recupero tributario.

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