AGRIGENTO – Inchiesta Prg, Arnone chiede di essere ascoltato

La Procura della Repubblica di Agrigento indaga nell’ ambito del Piano regolatore generale di Agrigento ipotizzando l’ associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e, quindi, prospettando il pagamento di tangenti. L’ ex consigliere comunale di Agrigento, Giuseppe Arnone, ha più volte chiesto agli organi inquirenti di essere ascoltato nel merito delle indagini, ritenendo di essere in grado di poter apportare un contributo all’ inchiesta. La richiesta di Arnone oggi è stata ribadita in modo plateale allorchè Giuseppe Arnone ha esposto un manifesto sul balcone della sede del suo nuovo studio legale, in via Mazzini, innanzi al Palazzo di giustizia. L’avvocato Arnone sollecita ancora una volta la Procura di Agrigento ad attivarsi a rimedio di ciò che lo stesso Arnone definisce “una situazione di inerzia”. Arnone, tra l’altro, ritiene che le indagini si siano inspiegabilmente circoscritte solo ad alcuni, escludendone altri. Arnone cita, come illuminante, il caso del licenziamento del dirigente dell’ Urbanistica vincitore di concorso, l’ ingegnere Morreale, sostituito da altri probabilmente perché – ritiene Arnone – Morreale non si è prestato ad assecondare disegni illeciti. Arnone conclude sollecitando più attenzione e approfondimenti alle dichiarazioni già rese dall’ imprenditore Vattano.


L’avvocato Beppe Arnone ha esposto uno striscione contro il pm Ignazio Fonzo sul balcone del suo studio che si trova a pochi metri dal tribunale agrigentino. Arnone critica le indagini sulle tangenti al Comune. Il processo si sta concludendo davanti alla seconda sezione del Tribunale. È intervenuta la Digos che ha chiesto all’avvocato di rimuovere lo striscione.

Arnone si rifiuta dicendo che lo scritto “costituisce una manifestazione di libertà di critica all’operato inadeguato ed erroneo dei vertici della Procura, libertà di critica costituzionalmente garantita. Lo striscione sarà rimosso solo se vi sarà qualche sconsiderato magistrato che avrà l’impudenza di emettere un incostituzionale provvedimento di sequestro”.

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