‘La notizia odierna di confisca da parte della DIA di beni per 54 milioni di euro ad imprenditori della provincia agrigentina ritenuti “contigui a cosa nostra” evidenzia ancora una volta quanto il nostro tessuto economico sia permeato da operatori economici che alterano le normali regole di mercato a discapito delle numerose aziende oneste e delle relative famiglie di lavoratori. Al contempo, però, la forte presenza dello Stato garantisce che coloro i quali operano nell’illegalità non restino impuniti’. E’ questo il commento di Andrea Messina, presidente dell’associazione antiracket agrigentina dedicata a Libero Grassi.
“Tutti gli operatori economici – aggiunge Giuseppe Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia – devono prendere atto che fare affari con i mafiosi rappresenta una via senza ritorno e un limite per la normalità. Da questa ennesima affermazione del primato dello Stato gli operatori economici soprattutto i più piccoli prendano atto che produrre nella normalità è possibile e, per farlo, è necessario non subire e denunciare senza esitazione alcuna”.
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