AGRIGENTO – Maria Iacono su morti bianche in provincia

Le drammatiche vicende di  Michele Petruccio  operaio ventiduenne di Menfi, morto in un impianto eolico nel territorio di Caltabellotta e di Mario Cardinale l’operaio di Bivona rimasto vittima di un incidente sul lavoro presso una cava di Villafranca, simboleggiano le drammatiche condizioni in cui numerosi lavoratori della provincia di Agrigento sono costretti a lavorare, il tema della sicurezza sul lavoro non può diventare alla luce degli ultimi drammatici eventi un inutile grido d’allarme inascoltato o ancora peggio un tema su cui intervenire all’indomani dell’ennesima tragedia.

Il lavoro sancito dalla nostra costituzione come il primo fra i diritti fondamentali, strumento di dignità e di riconoscimento sociale deve essere garantito e l’esercizio delle funzioni di lavoro va garantito in condizioni di sicurezza.

In Provincia di Agrigento le cronache ogni anno mettono in evidenza la drammaticità delle condizioni in cui operano centitnaia di operai e lavoratori. Il dato Nazionale poi è ancora più drammatico se si considera che sono stati circa 1100 i morti a seguito di incidenti sul lavoro dal primo Gennaio 2012 ad oggi.

Cifre che restituiscono un quadro preoccupante , e dimostrano quanto resti ancora da fare nel nostro Paese per tutelare la salute dei lavoratori.

La salute e la sicurezza sul lavoro, sono alcune delle  priorità sociali che vanno affrontate con l’impegno di tutti – istituzioni, imprenditori, organi di stampa e società civile – nella consapevolezza che la loro effettiva tutela costituisce un inequivocabile attestato di civiltà e di progresso.

L’impegno prioritario che bisogna perseguire,  è promuovere una cultura della legalità e della sicurezza, nel rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro. Una tragedia quotidiana che sembra sempre più un bollettino di guerra, con una media di oltre 40 morti al mese.  il dramma delle morti bianche in Italia, decessi sul luogo di lavoro rappresenta una sciagura che non conosce consolazione per chi perde un proprio caro in questi casi.
Non ci sono risarcimenti ne’ processi in grado di restituire pace ai parenti delle vittime. Per questo la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere sempre più in primo piano, nella politica del nostro Paese.

Per questa ragione la prevenzione diventa l’unica soluzione possibile per una delle pagine più dolorose della storia contemporanea del nostro Paese.

Per iniziare a scrivere una cronaca diversa e migliore, per invertire questa drammatica tendenza, diventa indispensabile nel mondo del lavoro e dalla produzione in genere  una coesione innanzitutto politica che ponga finalmente in primo piano l’emergenza morti bianche e della sicurezza sul lavoro.
Una strategia comune in grado di formulare le opportune soluzioni per il lavoro sicuro a 360 gradi, prevedendo sgravi per le aziende virtuose che operano per la tutela dei lavoratori e soprattutto l’indispensabilità’ dei controlli e delle sanzioni che dovrebbero essere certe. Molto spesso nel nostro paese si è affermata una visione economica miope che ha  fatto  ritenere in alcuni casi  la sicurezza un costo, non valutando invece correttamente l’entità’ degli oneri della ‘non sicurezza’, che in buona parte ricadono sulla collettività.

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