AGRIGENTO – Operazione “Malebranche”, il sistema Pelonero[VD1][VD2]

“Le imprese venivano create con capitali irrisori, dopo l’impennata del volume di affari si provvedeva a svuotarle progressivamente e crearne altre con prestanome. Nel frattempo fisco e creditori restavano senza un euro. Innanzitutto si ricorreva sempre a fornitori di fuori regione perchè da queste parti  la famiglia Sferrazza era conosciuta”.

Il procuratore Luigi Patronaggio e il colonnello Rocco Lopane, comandante provinciale della Guardia di Finanza, descrivono così il “sistema Sferrazza”. “Dalle indagini di polizia giudiziaria svolte – si legge negli atti dell’inchiesta – è emerso che tutte le società hanno avuto vita brevissima, sono nate con un capitale irrisorio senza ricorrere a finanziamenti. Nonostante ciò, in base alla scarsa documentazione contabile esaminata, si è riscontrato spesso un andamento soddisfacente per i primi due anni, con attività in taluni casi superiore al milione di euro, e un tracollo improvviso dal terzo”.  Il sistema, quindi, sarebbe stato quello classico del fallimento pilotato. “Il fallimento veniva preceduto da operazioni distrattive che hanno consentito di salvaguardare l’attivo per reimpiegarlo nella successiva società. Questo era il mondo che si era creato attorno al gruppo “Pelonero” e il nome che ispira l’operazione “ Malebranche”, come il girone dantesco dell’inferno, dove in questo caso, si trovano quelli che, in Sicilia, chiamerebbero  i “mali pagatori”. Per il Procuratore capo della Repubblica di Agrigento si tratta della seconda più grossa operazione anti bancarotta dopo quella sul crack del gruppo “Burgio”. Una operazione condotta dalla Guardia di Finanza con il coordinamento della Procura. Complessivamente sono state coinvolte 22 persone, 13 delle quali , raggiunte da una misura cautelare ( 10 ai domiciliari 3 obblighi di dimora). L’ordinanza è stata emessa dal Gip Luisa Turco. Le società coinvolte nelle indagini sono 12 ( 5 sequestrate  oltre a beni mobili e immobili, auto e rapporti finanziari e fanno capo al gruppo “Pelonero” degli Sferrazza , nota famiglia di commercianti agrigentini, esercenti negozi al minuto e all’ingrosso per la vendita di generi casalinghi , giocattoli, calzature e altro. Il principale indagato, il cosiddetto “promotore dell’associazione”, sarebbe stato Gioacchino Sferrazza , 54 anni, ex patron dell’Akragas, che nel 2009 dedicò la vittoria della sua squadra al boss palmese Nicola Ribisi. Insieme a lui sono finiti ai domiciliari fra gli altri , anche il padre di 78 anni, la moglie, i due figli , il fratello Diego di 51 anni e i due figli di quest’ultimo. Arresti domiciliari pure per la commercialista  Graziella Falzone di 53 anni che ha  messo in piedi  il sistema e ha assunto un ruolo fondamentale  e definita la “mente finanziaria” dell’associazione. E poi, sono applicati anche 3 obblighi di dimora. Devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere , bancarotta fraudolenta , riciclaggio, autoriciclaggio e vari reati tributari. Poi ci sono anche indagati a piede libero. Durante le perquisizioni i militari hanno trovato anche una pistola clandestina. L’indagine nasce nel 2015 a seguito di minacce e ripetuti atti intimidatori a danno di un curatore fallimentare, nell’esercizio delle sua funzioni, in una società sottoposta a procedura fallimentare, e facente parte del gruppo societario “Pelonero” . Il danno creato ai creditori ammonterebbe  a 4,7 milioni di euro, contestualmente al danno per i creditori , vi è un danno nei confronti dell’erario.

L’intera famiglia Sferrazza ha nominato come proprio difensore di fiducia l’avvocato Daniela Posante mentre la commercialista Graziella Falzone è assistita dagli avvocati Santo Lucia e Salvatore Falzone. Nelle prossime ore ci saranno gli interrogatori di garanzia dove gli indagati potranno, per la prima volta, se lo vorranno, riferire la loro versione dei fatti al giudice Luisa Turco che ha emesso le ordinanze. Subito dopo l’inchiesta “Malebranche” dovrà passare al vaglio del tribunale del riesame di Palermo dove sarà ridiscusso il provvedimento restrittivo.

Condividi
         
 
   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *