Ad Agrigento, nell’ aula bunker del carcere Petrusa, al processo in ordinario di primo grado a carico di 9 imputati nell’ ambito dell’ inchiesta antimafia “Nuova Cupola”, hanno deposto alcune presunte vittime del racket delle estorsioni. Gianni Cimino, titolare di un negozio di abbigliamento a Porto Empedocle, ha raccontato : “Maurizio Romeo si è presentato in negozio e mi ha chiesto un prestito di 10mila euro per conto dell’allora latitante Gerlandino Messina. Io ho risposto no. Dopo pochi mesi qualcuno ha posto una testa di coniglio mozzata davanti alla saracinesca del mio negozio”. Le estorsioni subite sono state confermate anche dai fratelli imprenditori Angelo e Gerlando Russello, che hanno affermato : “era impossibile lavorare, in ogni posto dove andavamo immediati erano i tentativi di contatto con noi ad opera dei mafiosi ed ognuno di loro aveva sempre richieste da fare”. Invece, un altro imprenditore, Salvatore Vaccaro, non ha riconosciuto la sua firma sui verbali precedenti delle sue dichiarazioni e le ha ritrattate. Dunque, per Vaccaro è scattata la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica affinché si proceda per i reati di falsa testimonianza e calunnia. Prossima udienza il 28 gennaio.
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