AGRIGENTO – SAGRA 2013, Pd propone ufficio permanente[VIDEO]

Che questa città sia affezionata a temi ricorrenti della vita sociale e amministrativa è ormai un fatto ampiamente noto per il quale per esempio da giugno a settembre il refrain è la balneabilità del mare, da novembre a dicembre quello dei rischi idrogeologici magari associati a qualche crollo con variegate digressioni sul tema della stabilità della collina duomo e del rilancio del Centro Storico, ma da dicembre a fine gennaio il must è l’utilità, l’opportunità e quasi sempre la mediocrità della “Sagra del Mandorlo in fiore”.

Il tempo passa, dicevamo, ma di queste situazioni sembra che non un solo passo in avanti si riesca a fare e quelli fatti sono prontamente smentiti per tornare costantemente alla consueta e rassicurante gestione last minute di un evento che di attrattivo per il territorio ha ben poco.

La criticità non va però circoscritta all’evento ma deve piuttosto richiamarsi a quell’assenza di pianificazione strategica complessiva già più volte denunciata da più parti e che è il vero filo rosso che unisce queste situazioni che in altri contesti andrebbero inquadrate nell’ordinaria amministrazione e che da noi riescono sempre a diventare “straordinaria emergenza”.

Se da un lato è lodevole l’impegno della commissione consiliare e del consiglio comunale per dotare la città di un ufficio permanente per la sagra, ci si chiede d’altro canto su cosa dovrebbe programmare e cosa cambierà se la certezza delle risorse economiche la si avrà come sempre a fine gennaio? Senza un preciso impegno della Regione in tempi ragionevoli per definire la progettazione e magari il coinvolgimento della Provincia, per la quale sfugge il motivo del suo prolungato disimpegno, rischiamo di costituire l’ennesimo ufficio svuotato di ogni funzione e riproporre pedissequamente ogni anno la stessa questione e gli stessi risultati.

Lungi dal volere affrontare esaustivamente il tema che meriterebbe ben altri spazi, e assodato che per fare rinascere la sagra serve un deciso cambio di passo nella gestione, il vero punto centrale della questione è un altro: ci sta bene una sagretta di paese per colorare nella prima settimana di febbraio le vie principali spendendo quelle poche risorse che all’ultimo momento si rendono disponibili e prive di alcun ritorno o pensiamo all’evento sagra come ad una manifestazione di promozione territoriale in grado di generare turismo e i cui effetti vanno oltre il limite temporale della durata?

L’esperienza internazionale, ma anche alcune eccellenze regionali, ci insegnano che Agrigento non dovrebbe inventare nulla basterebbe comprendere che il turismo e il marketing territoriale sono ormai processi complessi che hanno bisogno di competenze specifiche e di programmazione pluriennale, in cui è necessario coinvolgere per tempo professionisti del settore che si occupino della promozione dell’evento e della sua organizzazione, selezionati attraverso bandi ad evidenza pubblica per pianificazioni pluriennali a cui si darebbe lo sfruttamento del brand dell’evento per metterli nelle condizioni di contattare sponsor e di generare manifestazioni collaterali in grado di generare flusso di cassa. La sinergia tra risorse pubbliche e private permetterebbe di generare quella leva economica nella quale spendi 10 e generi flusso per 100, utilizzando l’esperienza e le risorse dei privati e riservando al contempo ad una regia istituzionale qualificata la verifica degli standard qualitativi garantiti e approvati nell’offerta.

E mentre il tempo passa e ogni anno ci perdiamo nell’inutilità di una discussione tra “sagra si e sagra no” a dicembre del 2012 scadevano definitivamente i termini per la richiesta di finanziamento per iniziative culturali internazionali del Programma Cultura 2007-2013 della Comunità Europea che per 5 anni avrebbero potuto compartecipare alla realizzazione della sagra finanziando festival culturali europei come l’iniziativa straordinaria “European Dance Caravan” che consisteva in uno spettacolo itinerante delle tradizioni folcloristiche di 8 paesi della Comunità Europea, e a cui ha preso parte pure l’Akragas Folk Dance Group.

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