ARS – L’acqua in Sicilia è tornata pubblica: approvata la riforma

Via libera dell’Assemblea regionale siciliana alla legge di riforma per l’acqua. Il testo tende a favorire la gestione pubblica. L’Aula ieri per un’intera giornata ha affrontato gli altri otto articoli, dopo che giovedì scorso era stato approvato attraverso i primi sei articoli, il “pacchetto” cardine dell’intera riforma.

In Aula si è aperto un ampio dibattito che ha visto gli interventi di diversi schieramenti che hanno affrontato il tema caldo dell’acqua pubblica e puntato il dito accusatorio contro Siciliacque Spa, società partecipata dalla Regione al 25%, che detiene oggi la distribuzione di una significativa quota di acqua nell’Isola. È emerso che Siciliacque compra oggi l’acqua dai Consorzi di bonifica a 5 centesimi al metro cubo per rivenderla, dopo la potabilizzazione, ad un prezzo compreso tra i 79 e i 98 centesimi.

La convenzione con Siciliacque siglata nel 2004 scadrà nel 2044. L’acqua, come bene pubblico “non assoggettabile a finalità lucrative”, avrà una tariffa regionale “tendenzialmente” unica, ed è prevista un’Autorità di bacino regionale e la ridefinizione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali), che saranno nove. Toccherà proprio agli Ato contribuire all’ottimizzazione della gestione che i singoli centri, da soli, specie i più piccoli, non potrebbero portare avanti se non in forma consociata.

Nessuno può essere privato dell’acqua, nemmeno se indigente, ecco perché nasce “il quantitativo minimo vitale”, pari a 50 litri d’acqua al giorno, da assicurare anche ai cittadini morosi. Tra gli aspetti lo stop a nuove concessioni per lo sfruttamento e l’imbottigliamento delle acque, ma anche il monitoraggio della gestione del servizio idrico per mezzo di forme dirette di partecipazione. Approvato l’emendamento voluto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che l’acqua che non può essere usata per fini alimentari verrà scontata del 50 per cento.

In secondo luogo il ricorso a privati è possibile solo nel caso si dimostri più conveniente rispetto a quello pubblico. Scompaiono poi, rispetto al passato, le convenzioni pluridecennali: ogni affidamento potrà durare un periodo non superiore a nove anni. In caso di interruzione del servizio per più di quattro giorni ad almeno il 2 per cento del bacino, il gestore privato andrà incontro a una maxi-sanzione compresa fra i 100 e i 300 mila euro per ogni giorno di interruzione, e alla possibilità di risoluzione del contratto. La riforma garantisce gli attuali livelli occupazionali.

“Dal 2006 lavoro, insieme con associazioni, cittadini, amministratori, movimenti referendari e forze sociali, per raggiungere questo obiettivo:  con la legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua la Sicilia fa valere con dignità la propria autonomia legislativa”. Lo dice Giovanni Panepinto, deputato regionale del Pd e promotore della legge sulla riforma del servizio idrico in Sicilia, approvata dall’Ars.

“Abbiamo approvato una riforma vera – aggiunge – che mette al centro i concreti interessi dei siciliani. Ringrazio i tanti che hanno creduto in questo percorso e che hanno contribuito a sostenere questa riforma, dentro e fuori il Parlamento”.

L’Ars, sempre nella seduta di ieri ha approvato il rendiconto della Regione siciliana per il 2014. Favorevoli 33, contrari 19.

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