Blitz antidroga tra Ragusa, Comiso e Vittoria: 8 arresti e sequestri

Una vasta operazione antidroga denominata “Fast Food” è stata eseguita con oltre 50 Carabinieri del Comando Provinciale di Ragusa, due unità Cinofile e il supporto aereo del Nucleo Elicotteri CC di Catania, nei territori dei Comuni di Ragusa, Comiso e Vittoria.

L’operazione ha permesso la carcerazione di 2 soggetti, la restrizione agli arresti domiciliari di altri 6 e la notifica dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un nono indagato coinvolti nella gestione di un traffico di stupefacenti sul capoluogo ibleo e dintorni. Altri 4 avvisi di garanzia sono stati poi notificati ad altrettanti soggetti a vario titolo coinvolti nella condotta criminale.

Gli arrestati sono Giovanni Randazzo, di 26 anni e Lamin Sanyang, di 21. Ai domiciliari sono andati Antony Calabrese, 25 anni, Alessio Solarino, 34 anni, Francesco Salis, 44 anni, Gabriele Collodoro, 27 anni, Nunzio Mugliarisi, di 34 anni, Giovanni Barrano, di 27 anni. Per Majri Montasar è scattato l’obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia giudiziaria.

L’indagine, iniziata nel 2019, ha permesso ai carabinieri di ricostruire una fitta e articolata rete di spaccio che estendeva i propri tentacoli sull’intero capoluogo ragusano coinvolgendo nell’organizzazione giovani del posto che si occupavano sia dell’acquisto di ingenti quantità di marijuana (mai inferiori al chilo) sulla piazza catanese sia della rivendita al dettaglio a Ragusa.

A dispetto della giovane età gli arrestati, tutti compresi tra i 20 e i 30 anni con la sola eccezione di un 45enne, hanno ideato un sistema di trasporto e stoccaggio della droga e una brillante rete di distribuzione al dettaglio. La droga infatti veniva a trasportata da fuori provincia a bordo di auto noleggiate e che si muovevano con il sistema delle “staffette” tramite il quale si riuscivano a intercettare pattuglie delle forze dell’ordine eventualmente presenti sulla strada del rientro.

Una volta in città le confezioni di “erba” venivano stoccate nell’abitazione del principale indagato il quale a sua volta le rivendeva, non meno di 100 grammi alla volta, ad altri soggetti che, meno noti dei principali indagati, si prestavano a fare da intermediari nella rivendita in cambio di poche centinaia di euro.

Si è appurato come gli spacciatori erano soliti incontrarsi con i propri clienti (in alcuni casi anche minorenni) nei pressi di un noto fast food. Il principale ideatore della rete di spaccio consegnava a domicilio la droga ai suoi collaboratori viaggiando sempre in compagnia della moglie e della figlia piccola allo scopo di apparire a un eventuale controllo come una famiglia normale. Con questo escamotage è riuscito per molti mesi a evitare che la sua abitazione fosse individuata dagli inquirenti e di ciò si vantava con i suoi sodali.

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