Brindisi, tre bombe davanti a una scuola muore una ragazza, altri cinque studenti feriti

Tre bombole di gas piazzate davanti a una scuola. Tre micidiali bombe, di cui è ancora incerta la matrice, che uccidono una ragazza e feriscono altri sette studenti. Sono all’incirca le 7.45 di stamattina quando di fronte all’Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi si scatena l’inferno. Una boato proprio mentre i ragazzi stanno per entrare a scuola. Melissa Bassi, 16 anni, di Mesagne, non ce la fa. Il suo corpo è devastato dalle ustioni. Muore in ospedale. La sua amica Veronica Capodieci viene ricoverata in gravi condizioni. “E’ viva – dicono i sanitari – aspettiamo la fine dell’intervento chirurgico a cui è stata sottoposta per diramare un bollettino medico. Le sue condizioni sono comunque stabili e il polmone ha ripreso a funzionare”. Altri quattro ragazzi sono rimasti feriti in modo più o meno grave.

I testimoni raccontano scene di orrore e disperazione. “Stavo aprendo la finestra e la deflagrazione mi è arrivata addosso. Ho visto i ragazzi a terra, tutti neri, i libri erano in fiamme. Una scena terrificante. Sono ragazzini, chi è che ha potuto fare una cosa simile?”. “E’ stato fatto per uccidere: le ragazze entravano proprio a quell’ora. Fosse accaduto alle 7.30 non ci sarebbe stata nessuna conseguenza”, dice il preside Angelo Rampino.

Buio fitto sui responsabili, con una serie di ipotesi che si rincorrono. Una è la pista mafiosa. “Che l’innesco sia a orologeria o a distanza cambia poco anche sul piano interpretativo della vicenda”, dice il capo della polizia, Antonio Manganelli, che osserva: far esplodere un ordigno “alle otto meno un quarto davanti a una scuola dove si entra alle otto e dove quindi stanno per arrivare degli studenti mi sembra che non soltanto non escluda ma metta nel conto che si possa fare una strage. Abbiamo trovato tracce ma non sappiamo ancora dire”, spiega il capo della polizia, Antonio Manganelli. Che esclude sia un gesto di follia sia un movente passionale, di cui pure si è parlato nelle ore successive all’attentato: “Mi pare una vicenda un po’ troppo strutturata per essere ricondotta a un fatto soltanto emotivo”.

Dietro l’attentato potrebbe celarsi un ‘messagio’ della Sacra Corona Unita. E c’è chi ricorda che il 9 maggio scorso gli investigatori avevano assestato un duro colpo alla criminalità organizzata arrestando, proprio a Mesagne, 16 persone 1 accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, danneggiamento aggravato e incendio aggravato. Qualche giorno prima, nel paese del brindisino, l’esplosione di un ordigno aveva distrutto l’auto del presidente dell’antiracket 2 Fabio Marini.

L’attentato di oggi, sottolineano fonti investigative, potrebbe rappresentare una sorta di strategia della tensione come quella attuata dalla mafia. Vale la pena di ricordare che in questi giorni ricorre il ventennale della strage di Capaci, che la scuola è intitolata alla moglie di Giovanni Falcone, morta con lui e con gli uomini della scorta per mano della mafia, e che oggi a Brindisi era attesa la carovana anti-mafia 3 partita da Roma l’11 aprile.

E sempre fonti investigative, così come il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri 4, sottolineano la modalità insolita dell’attentato. “La mafia non usa le bombole a gas, ma il tritolo – spiegano gli inquirenti – la mafia, forse, non avrebbe neanche avuto un motivo per uccidere delle studentesse”. Importante sarà capire qual è stato il meccanismo di innesco dell’ordigno: “Le bombole sono materiale esplosivo, ma devono essere innescate. Dall’innesco si può già capire da chi è stato fatto l’ordigno, se da un tecnico o da un tecnico improvvisato”. Per il momento sul luogo dell’esplosione sono stati trovati i resti di un timer bloccato sulle 7.55 mentre l’esplosione è avvenuta una decina di minuti prima.

Il procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, si mostra cauto: “Potrebbe non essere stata un’organizzazione mafiosa. In un momento in cui le organizzazioni mafiose locali sono alla ricerca di un consenso sociale. Sarebbe un atto in controtendenza perché questo sicuramente aliena ogni simpatia nei confronti di chi lo ha commesso”. “Le troppe coincidenze – prosegue non escludendo alcuna ipotesi sul movente dell’attentato – potrebbero essere solo tali. Bisogna comunque chiedersi cui prodest, a chi interessa e se ne avvantaggia”. Per quanto riguarda ipotesi di un’azione di terrorismo internazionale, il procuratore di Lecce la reputa “non accreditabile sulla base di elementi oggettivi” anche perché “in genere gli atti terroristici vengono rivendicati e rivendicazioni qui finora non ce ne sono”. Insomma, Motta ritiene che non bisognerebbe sbilanciarsi: “Fino a quando non abbiamo degli elementi che consentono una lettura tranquilla, io mi asterrei da valutazioni che possano creare ulteriore allarme”.

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