CALTANISSETTA – Scarica video sulle trote trova un filmato pedopornografico

Un poliziotto di Caltanissetta voleva scaricare un video sulla pesca delle trote, ma il file era pedornografico. Così è partita l’indagine della procura nissena e della polizia postale che ha portato a sei arresti in tutta Italia e 31 denunce per divulgazione e ingente detenzione di materiale pedopornografico.

A finire in manette sono stati sei uomini, tutti trovati in possesso di filmati (sequestrati 150mila file) pedopornografici. Si tratta di un programmatore informatico di Bari, un assicuratore di Reggio Calabria, un elettricista della provincia di Agrigento e in particolare di Campobello di Licata (che aveva anche un ingente quantitativo di droga e una piantagione di marijuana), un dipendente di un’impresa di pulizie di Roma, un militare di Roma e un pensionato di Napoli. Nei filmati c’erano bambini e bambine dai due ai dieci anni, costretti ad avere rapporti con adulti. I bambini erano spesso incappucciati.

“La Procura di Caltanissetta non si occupa solo di mafia o di stragi – ha detto il procuratore Sergio Lari – Questa grande inchiesta sulla pedopornografia ha permesso di smascherare un ampio giro on line. Tutto è partito da un agente provocatore che si è inserito nel gruppo”.

I denunciati, che sono 31 in 13 regioni italiane, hanno tra i 35 e i 65 anni. “Molto spesso le persone che scaricano questi file sono ignare – ha puntualizzato l’aggiunto Nico Gozzo -. Attraverso gli ip siamo riusciti a trovare le persone che avevano scaricato e condiviso con altri i file”.

“Erano molte di più le persone coinvolte – hanno spiegato Roberto di  Legami dirigente del compartimento di Palermo Polizia postale di Palermo e Francesco Re dirigente del settore di contrasto alla pedopornografia -, ma è stata fatta una grande scrematura perchè abbiamo voluto essere sicuri denunciando le persone che eravamo sicuri avessero l’uso esclusivo del computer individuato. Ma sicuramente l’indagine si allargherà. Purtroppo è un fenomeno molto vasto. Gli arrestati sono tutti della media borghesia, quasi tutti celibi, in molti casi vivono con i genitori”.

I video venivano messi su Emule, un programma di file sharing. “Purtroppo sui server di Emule – hanno proseguito gli agenti – i file vengono solo indicizzati, poi è difficile risalire a chi li scarica e da dove. È stato un lungo lavoro che è durato oltre un anno e mezzo”.

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