CAMASTRA – Smaltimento illecito di rifiuti, 50 indagati

Sono cinquanta gli indagati a cui è stata notificata la chiusura delle indagini da parte della DDA di Palermo nell’ambito dell’inchiesta “Sepultura” e che ruota intorno allo smaltimento dei rifiuti speciali nella discarica di contrada Principe di Camastra.

Indagati: Donato D’Angelo, Calogero Alaimo, Salvatore Alaimo, Alfonso Bruno, Pasquale Di Silvestro, Carmelo Parrino,Salvatore Bonafede, Francesco Ippedico, Massimo Barbieri, Francesco D’Alema, Giuliano Costantini, Gaetano Rubino, Settimio Guarrata, Anna Maria Rosso, Pietro Balistreti, Raffaele De Leonardis, Salvatore Mazzotta, Fabio Borsellino, Maria Grazie Di Francesco, Giuseppe Panseri, Stefano Panseri, Tindar Maria Rita Paratore, Angelo La Placa, Antonio D’Amico, Gerlando Piparo Vincenzo Venturi, Lorena D’Amico, Francesca Di Gaetano, Marco Venturi, Marco Campione.

Società coinvolte:      Girgenti Acque, Fratelli Cultrera, Bonafede srl, A&G, Despe, La Placa Angelo srl, Rfi, Raffineria di Gela

Nel dicembre 2017 viene fuori la vicenda con il sequestro preventivo di tutti i beni aziendali dell’impresa ”A&G s.r.l.”, con sede a Camastra, avente in gestione la locale discarica, nonché il sequestro per equivalente della somma di euro 2.064.288,27 euro, inclusi contanti, beni immobili, quote societarie e di altro tipo.

Sequestro clamoroso i cui sviluppi altrettanto clamorosi sembrano aleggiare tenuto conto della portata dell’inchiesta e delle società, direttamente o indirettamente coinvolte come Eni, Isab, Raffineria di Gela, ma anche Fincantieri, Bonatti, l’Ilva di Taranto, Rete ferroviaria italiana, fino a Girgenti Acque.

A contare sulla discarica di contrada Principe a Camastra, paesino di duemila abitanti in provincia di Agrigento, sarebbero stati molti colossi imprenditoriali attivi in Sicilia e non solo. Lì sarebbero arrivati rifiuti pericolosi provenienti da bonifiche, lavorazioni e cicli produttivi.

Il sito era gestito da A&G srl, società sequestrata nel dicembre 2017 dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Palermo e dalla Guardia di finanza di Agrigento, su disposizione della giudice del Tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, che si è espressa nell’ambito dell’inchiesta “Sepultura” della Direzione distrettuale antimafia.

Sotto la lente dei magistrati un presunto traffico illecito di sostanze che – autorizzazioni alla mano – non sarebbero mai dovute arrivare a Camastra e che invece avrebbe portato benefici economici a gestori della discarica e alle imprese. I primi per la possibilità di avere un mercato maggiore, i secondi grazie al pagamento di tariffe inferiori rispetto a
quelle in vigore per i rifiuti pericolosi.

Tutto nasce a febbraio 2014, quando gli uomini del Noe fanno una prima ispezione nel sito.

A portarli a Camastra è un fatto quantomeno strano: in paese da tempo arrivavano i camion di società di intermediazione con a bordo i rifiuti prodotti da aziende che hanno gli stabilimenti da tutt’altra parte.
L’apparente «insussistenza di ragioni» per cui rifiuti prodotti fuori dalla Sicilia venissero trasportati fino alla discarica di A&G,
«affrontando costi e rischi di trasporto, potendoli evitare qualora si fossero serviti di impianti più vicini ai luoghi di produzione», sarebbe spiegata da quanto trovato dagli investigatori nei computer della società, dalle telefonate intercettate e dalle immagini catturate dalle telecamere nascoste installate, una delle quali scoperta e distrutta da uno degli indagati.

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