Camera di Commercio Agrigento, bacchettate dalla Corte dei conti

“Non appare soddisfacente l’azione rivolta al contenimento dei costi di funzionamento relativi alle società partecipate”. La Corte dei Conti bacchetta la Camera di commercio di Agrigento, così come tutti gli altri enti camerali siciliani. Nello specifico i magistrati contabili si erano concentrati sulla dismissione delle numerose partecipate delle Ccia, dell’isola che è previsto dalla normativa vigente, che impone la liquidazione di tutte le società di cui le Camere di commercio hanno partecipazioni e che si rivelano però società non necessarie.

In totale Agrigento possiede azioni in 15 società, delle quali 7 con partecipazioni dirette in percentuale irrisoria, ovvero sotto l’un per cento (Sicilia srl, Ic outsourcing srl, Infocamere scpa, Jobcamere srl, Mediconf società cooperativa, Retecamere scrl e Tecnoholding spa) e 8 in forma indiretta, anche queste, dicono i magistrati contabili “tutte di carattere infinitesimale” e rientranti a loro volta nelle partecipazioni delle società Infocamere e Ic Outsourcing. Nel dettaglio si tratta di società della galassia degli enti camerali.

Il piano di razionalizzazione realizzato dalla Camera di commercio di Agrigento prevede la dismissione di 5 partecipazioni (Casa Sicilia, Jobcamere, Mediconf, Retecamere e Tecnoholding), scelte per “l’assenza del carattere di indispensabilità ovvero lo svolgimento di attività analoghe o similari rispetto a quelle già svolte da altre società”. La relazione, secondo la Corte dei conti è tuttavia priva di un “eventuale svolgimento di un’analisi di carattere economico finanziario al fine di comparare i costi ed i benefici realizzabili”. Ovvero, manca la valutazione di prospettive alternative alla vendita e un eventuale rapporto vantaggi/costi. “Si deve altresì rilevare – continua la relazione della Corte – che non appare soddisfacente l’azione rivolta al contenimento dei costi di funzionamento relativi alle società partecipate, dal momento che la relazione tecnica, a tale specifico riguardo, rinvia a indirizzi e direttive in corso di formalizzazione verso le società non dismesse e nei confronti delle società partecipate indirettamente.

Ma non solo: anche le società che si puntava a dismettere, sono oggi rimaste sul “groppone” della Camera di commercio perché i bandi ad evidenza pubblica sono andati deserti anche in ragione della modesta consistenza delle quote da alienare.

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