Anna Patrizia Messina Denaro deve restare in custodia cautelare in carcere. Il suo rientro a casa consentirebbe al fratello Matteo Messina Denaro un collegamento con gli altri soggetti mafiosi operanti sul territorio; inoltre sfruttando il peso del suo cognome le sarebbe facile reiterare condotte estorsive. Lo ha stabilito la Cassazione, confermando l’ordinanza emessa a settembre dal tribunale del riesame di Palermo, che aveva rigettato la richiesta della donna di andare ai domiciliari. La decisione è stata presa in camera di consiglio dalla seconda sezione penale il 9 dicembre ed è stata resa nota con le motivazioni depositate oggi.
Patrizia, considerata figura di spicco del clan di Castelvetrano, era stata condannata il 31 marzo a 13 anni dal tribunale di Marsala: alla donna erano stati originariamente contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione, ma il tribunale aveva riqualificato l’accusa in concorso esterno in associazione mafiosa e aveva assolto l’imputata da una delle accuse di estorsione. Proprio in ragione della derubricazione del reato più grave da associazione a concorso esterno, la sorella del boss aveva chiesto di lasciare il carcere, dove si trova dal dicembre 2013, per andare ai domiciliari. Ma secondo la Cassazione alla luce della gravi accuse e della possibilità di reiterazione del reato «la misura cautelare di massima afflizione» è ineludibile.
Nella sentenza di condanna, come ricordato dalla Cassazione, alla donna era stato riconosciuto un ruolo di primo piano «nello strategico comparto delle comunicazione tra il vertice del mandamento di Castelvetrano e la cosiddetta provincia», e di anello di collegamento tra il fratello «e il cosiddetto circuito penitenziario», assicurando lo scambio tra il marito, Vincenzo Panicola, già in carcere, e il boss latitante.