CATANIA – Veronica Panarello insultata in carcere

Veronica Panarello, la mamma di Loris Stival, fermata su disposizione della Procura di Ragusa per l’omicidio del figlio di 8 anni, è arrivata nella casa circondariale di Catania. Nella struttura penitenziaria, tra giovedì e venerdì, il Gip del capoluogo ibleo la sentirà nell’ambito di un’interrogatorio di garanzia per decidere sulla convalida del provvedimento restrittivo. Ad attenderla anche un centinaio di persone che hanno inveito contro di lei e urlato “assassina, assassina…”.

“Assassina, assassina, devi morire…”. I detenuti del carcere di piazza Lanza reagiscono così all’arrivo della mamma di Loris nella struttura di Catania. Le urla, accompagnate da sonori fischi, si sentono anche fuori della casa circondariale e si uniscono a quelle di un centinaio di persone che sono all’esterno.

Veronica Panarello si è “resa responsabile dell’omicidio del proprio figliolo, con modalità di elevata efferatezza e sorprendente cinismo”. Lo scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo indicando i “gravi indizi di colpevolezza” nei confronti della mamma del piccolo Loris”

Le dichiarazioni di Veronica Panarello “confliggono palesemente con le risultanze delle registrazioni degli impianti di video sorveglianza installati lungo l’effettivo percorso seguito dalla Panarello proprio quella mattina”. Lo scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo emesso nei confronti della mamma di Loris.

Veronica Panarello avrebbe provocato la morte di Loris per soffocamento “aggredendolo mediante azione di strangolamento portata con l’uso di una fascetta stringicavo in plastica”. E’ quanto scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo – di cui l’ANSA ha preso visione – contestando alla donna l’aggravante della crudeltà e del legame di parentela.

Veronica Panarello, in carcere con l’accusa di aver ucciso il figlo, accusò la madre di aver fatto sparire il piccolo Loris. Lo racconta la madre della donna, C.A, nel verbale riportato nel decreto di fermo. Veronica arrivò a casa sua con i carabinieri prima che fosse trovato il bimbo, alle 15.30 di sabato 29 novembre. “Mi chiese dove avessi messo suo figlio. Io le dissi che non avevo alcun motivo per prendere suo figlio”.

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