Condannato a 16 anni il “re” dei narcos, uomo di Matteo Messina Denaro

A interrompere la sua latitanza di lusso in hotel 5 stelle di mezzo Sudamerica furono i carabinieri di Trapani che, nel 2009, lo arrestarono all’alba davanti all’hotel Cumberland di Caracas. Lo cercavano dal 2001 per un traffico di droga tra l’America Latina e l’Italia. Oggi il gup di Palermo, accogliendo le richieste dei pm della Dda Piero Padova e Carlo Marzella, ha condannato Salvatore Miceli, per anni nella lista dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia, a 16 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti.

Ritenuto capomafia di Salemi, città degli esattori mafiosi Nino e Ignazio Salvo, ha una precedente condanna sempre per narcotraffico ormai scontata. Ad affidargli il business della droga era stato, attraverso il suo consigliere Pino Lipari, Bernardo Provenzano che di lui si fidava ciecamente. Nell’ottobre del ’90 di Miceli si occupò l’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, che lo fece arrestare grazie alle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Giacoma Filippello. La donna l’aveva indicato come personaggio di spicco del traffico internazionale di droga. Legato al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro, Miceli avrebbe avuto anche il compito di cucire rapporti tra Cosa nostra, la ‘Ndrangheta calabrese e i cartelli colombiani della cocaina.

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