Conferenza della D I A sulla relazione semestrale [VD TG]


Non è più militarmente organizzata, tollera i business criminali stranieri e si dedica agli affari nel settore del gioco d’azzardo. Il vice questore aggiunto, Roberto Cilona, dirigente della Dia di Agrigento, ha analizzato, questo pomeriggio, la relazione del secondo semestre 2017 presentata al ministero.

“Il focus della relazione semestrale è diretto sul crimine organizzato di stampo mafioso, ma si estende alle forme elementari di organizzazione se non altro per quelli che sono i business criminali: spaccio al minuto degli stupefacenti che è gestito da criminali appartenenti all’area magrebina. Le persone originarie dell’Europa dell’Est pongono in essere reati contro il patrimonio come i furti – ha spiegato il vice questore aggiunto Roberto Cilona – . C’è una rete di prostituzione itinerante nella provincia, ma questo non ha nulla a che vedere con la mafia. Sono dei fenomeni però con cui la mafia entra in contatto perché li conosce e li tollera. La tolleranza c’è perché non sono dei piani di business economici che si sovrappongono e quindi possono convivere. Non c’è un accordo scritto. A mio avviso è tacito nella misura in cui non essendoci delle conflittualità la struttura criminale più debole, perché non è di tipo mafioso, potrebbe essere servente per scopi di natura logistica, ma di questo non abbiamo riscontro”.

“Ciascuno di noi può fare antimafia. Ogni cittadino può farla. Il crimine organizzato può essere combattuto con piccole azioni quotidiane: il ragazzo non consuma droga, si smette di giocare d’azzardo in circuito illegali, gli imprenditori debbono fare una scelta di campo: riconoscere i soggetti che storicamente fanno parte delle consorterie criminali e rifiutare di pagare il pizzo o evitare di mettersi in società con i criminali” – ha lanciato un appello, l’ennesimo, il dirigente della Dia di Agrigento – . Per quanto riguarda le estorsioni, la Dia ha acquisito informazioni – anche se si tratta di un’operazione dei primi mesi di quest’anno, sul blitz “Montagna”. “E’ un’azione molto aggressiva di una famiglia, che ruota intorno ai Fragapane, che è proiettata verso la costituzione di un maxi mandamento – spiega il vice questore aggiunto Roberto Cilona – . Non è la prima volta che avviene in Sicilia. E’ molto organizzata nel richiedere le estorsioni anche i piccoli imprenditori e commercianti. Il che ci svelano dei retroscena non chiari nell’immediatezza: la struttura di Cosa Nostra è una struttura molto elastica e fluida. Non bisogna immaginare Cosa Nostra come una struttura verticistica come era negli anni Ottanta. Non è così nella struttura mandamentale che è elastica ed ha a che fare con gli interessi criminali: questo mandamento si stava allargando e inglobando storici mandamenti”.

“L’analisi fatta serve anche per la previsione di quelli che sono gli scenari futuri. Dal punto di vista operativo avevamo già individuato nel gioco d’azzardo uno dei possibili business criminali – ha spiegato Cilona – . Lo è stato storicamente in altri luoghi. Oggi è decollato, con tutta la sua forza dirompente perché muove ricchezze notevoli, anche in provincia di Agrigento. La mafia lo fagocitato – il business del gioco d’azzardo – come interesse e lo ha fatto proprio. Gli interessi sono sempre quelli: andare ad occupare delle sacche di mercato bordellaine. C’è la certezza: dove vi è un vuoto poiché un fenomeno di mercato non è governato dalla Stato lì rientra il crimine. Ovviamente viene governato dal crimine meglio organizzato e in questo territorio è Cosa Nostra. Giochi e scommesse clandestine si servono di circuiti paralleli a quelli legali e generano dei profitti enormi che poi si tenta di far sfuggire dal territorio nazionale. Bisogna che si sottolinei che chi scommette in un circuito illegale sta foraggiando la mafia così come chi consuma lo stupefacente sta finanziando la mafia. E specie in questi territori, ad Agrigento, trova come primo canale, non tanto le estorsioni, il traffico di stupefacenti”.

“E’ un fenomeno criminale che ha avuto il suo exploit negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. La guerra di mafia è stata generata dal fatto che hanno tentato di imporsi su un territorio che era già controllato. Ci sono dei feudi dove tutt’ora, la Stiddra, continua ad esserci e ad operare. La Stiddra è mafia e c’è una differenza sostanziale fra la mafia e altro tipo di crimine organizzato. La mafia è una comunità criminale con un suo popolo, territorio e regole. Questo tipo di elementi la rende forte e ci consente di scomporla nei suoi aspetti strutturanti che sono quello militare, quello identitario, le regole e il bisogno di un territorio nel quale esprimere il potenziale con un business economico-imprenditoriale”.

Le armi ci sono. Ma un esercito non è forte perché ha le armi, ma perché ha una struttura gerarchizzata, di tipo militare, a livello sovraprovinciale. “Questo oggi manca. Questo è l’unico aspetto di disomogeneità rispetto al passato e che rende la mafia diversa – ha reso noto il dirigente della Dia di Agrigento – . Non ha più una struttura militare organizzata come l’aveva negli anni Ottanta-Novanta quando c’erano generali e soldati e fra quei soldati c’erano dei graduati. Ma non per questo non è più potente. Riscontriamo sistematicamente che il far parte, per alcuni, a Cosa Nostra è un senso d’appartenenza ad una comunità al pari di uno Stato. Riscontriamo come ci siano regole ferree per risolvere i problemi interni. La premessa, dunque, è: una mafia che non è militarmente organizzata è una mafia che non è percepita come un pericolo o un nemico: è una mafia che non lascia morti in mezzo alla strada. E’ possibile che quella parte di politica corrotta si avvicini a questo tipo di mafia. E’ possibile che un imprenditore compiacente crei delle empatie. L’obiettivo, in uno scenario futuro, è quella di essere forte economicamente per farla riorganizzare militarmente. Quindi un ritorno al passato”.

“Il monitoraggio viene posto in essere da diverse strutture. C’è una grande attenzione verso chi è stato da poco scarcerato, ma il punto è: se scarcero un generale, il generale ha bisogno di soldati. E non soldati di prima linea, ma di una struttura. Oggi il generale che ritorna è un generale nel suo labirinto perché ha difficoltà oggettive nel ricostruire quella rete di tipo militare – ha spiegato il vice questore aggiunto Roberto Cilona – . La rete di tipo economico-imprenditoriale è invece ancora forte, molto forte. Il generale, dopo 20 anni di galera, ritorna e tutti lo riconoscono come capo. Tutti sono pronti a fare quello che lui dice perché tradizionalmente lui è il capo. Ma quel capo non è in grado di ricreare una struttura capace di contrastare un nemico”.

Cosa Nostra di Agrigento ha rapporti di tipo affaristico-economico con le realtà attigue: Palermo e Trapani soprattutto. “Le sinergie interprovinciali esistono, sono molto forti” – ha confermato il vice questore aggiunto Roberto Cilona, dirigente della Dia, – .

Favara è una centrale, a livello provinciale, di un determinato tipo di stupefacenti ed ha collegamenti con il Nord Europa. “Il crimine straniero – ha concluso il dirigente della Dia – non rappresenterà mai un vero problema fino a quando non ci saranno elementi per farne comunità criminali”.

 

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