CORLEONE – Azzerato il mandamento 6 arresti: Rosario Lo Bue era al vertice.[VIDEO][Vd Tg][FOTO]

L’omicidio di un imprenditore del corleonese è stato sventato dagli investigatori che all’alba di oggi hanno arrestato sei persone e azzerato il mandamento di Corleone. L’obiettivo dei boss era un imprenditore della zona. Ecco perché è stata anticipata l’operazione ‘Grande passo 3’ dei Carabinieri. Sono sei i fermi di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti boss e gregari, indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento, illecita detenzione di armi da fuoco. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini denominate Grande Passo e Grande Passo 2, che tra il settembre 2014 ed il gennaio del 2015, avevano colpito gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano. “Le acquisizioni investigative hanno permesso di individuare il capo mandamento in Rosario Lo Bue, fratello di Calogero già condannato per il favoreggiamento di Bernardo Provenzano, nonché di ricostruire l’assetto del mandamento mafioso di Corleone (uno dei più estesi) ed in particolare delle famiglie mafiose operanti sul territorio dell’alto Belice dei Comuni di Chiusa Sclafani e Contessa Entellina”, spiegano gli inquirenti. Oltre a Rosario Lo Bue, sono stati arrestati: Pietro Pollichino (73 anni); Salvatore Pellitteri (38 anni); Salvatore Pellitteri (22 anni); Roberto Pellitteri (24 anni); Vincenzo Pellitteri (62 anni). Tra l’altro emerge una delle intenzioni del gruppo: l’omicidio del ministro dell’Interno Angelino Alfano, “colpevole” di avere aggravato il regime di carcere duro al 41 bis. Gli investigatori hanno captato l’intento da alcune intercettazioni tra due mafiosi: “Se c’è l’accordo gli cafuddiamo (diamo ndr) una botta in testa. Sono saliti grazie a noi. Angelino Alfano è un porco.Chi l’ha portato qua con i voti degli amici? È andato a finire là con Berlusconi e ora si sono dimenticati tutti”. E per questo motivo progettavano di ucciderlo, proprio come accadde nel 1963 a Dallas al Presidente degli Stati Uniti ucciso da un uomo. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono all’interno della consorteria criminale due anime contrapposte, l’una moderata storicamente patrocinata da Bernardo Provenzano e l’altra più oltranzista fedele a Salvatore Riina”. Inoltre, è stata nuovamente acclarata la costante e rigida applicazione di una fondamentale ed inderogabile regola di cosa nostra, “ovvero quella di garantire il sostentamento economico ai familiari degli affiliati detenuti, tra cui, in particolare, il capo indiscusso dell’associazione mafiosa, Salvatore Riina”.


 

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