Il Consiglio dei ministri ha approvato il
decreto che introduce multe da 400 a tremila euro per chi aggira le
misure per arginare la diffusione del Covid-19. Non è prevista la
confisca di auto, moto e veicoli.
E durata oltre due ore la riunione del Consiglio dei ministri: il
premier Giuseppe Conte e i ministri esaminano uno ad uno gli articoli
che compongono il decreto sull’emergenza Coronavirus che serve a dare un
quadro normativo unitario a tutte le misure adottate finora per il
contenimento del contagio e a inasprire le sanzioni previste.
Dopo il cdm il premier ha commentato il decreto in una conferenza
stampa. “I Governatori – ha annunciato – possono adottare misure più
restrittive. Ma rimane al Goiverno la funzione di coordinamento”. Le
multae vanno da tremila e quattromila euro, ha precisato. Quindi si è
detto “orgoglioso della reazione di tutti i cittadini, la maggioranza
dei quali rispetta le regole”.
“Tutti devono fare la loro parte”, ha ammonito. “Abbiamo deliberato
l’adozione di un decreto legge che riordina la disciplina anche dei
provvedimenti che stiamo adottando in questa fase emergenziale. Il
nostro assetto non prevedeva un’emergenza di questo tipo”. “Con questo
decreto legge abbiamo regolamentato più puntualmente e in modo più
trasparente i rapporti tra l’attività del governo e del Parlamento.
Prevediamo che ogni iniziativa venga trasmessa ai presidenti delle
Camere e che io vada a riferire ogni 15 giorni”.
Cosa prevede il decreto
Multe fino a 4mila euro per chi non rispetta i divieti di circolazione e le regole di contenimento, stop fino a 30 giorni per le attività commerciali e possibilità per i presidenti di regione di emettere ordinanze più restrittive nei territori a maggiore circolazione del virus, purché convalidate entro sette giorni con decreto del presidente del consiglio dei ministri. Il quale resta l’unica autorità in grado di disporre in via urgente e temporanea misure che comprimono le libertà costituzionali.
È quanto prevede il decreto del nuovo decreto legge approvata oggi nel consiglio dei ministri. Una riunione cui tutti si sono presentati con mascherine e guanti. Due le esigenze da soddisfare: costringere i cittadini a restare a casa il più possibile usando il deterrente della sanzione pecuniaria e rimediare allo scontro continuo fra governo e regioni, provando a mettere ordine nella filiera istituzionale.
La norma infatti prevede che – alla scadenza dei divieti di circolazione e chiusura di scuole, bar, ristoranti, parchi e di tutte le altre attività che hanno subito uno stop – sarà possibile adottare nuove restrizioni su specifiche parti del territorio nazionale ovvero, se occorre, sulla totalità di esso, purché abbiano una durata non superiore a 30 giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al 31 luglio, e con possibilità di modularne l’applicazione in aumento ovvero in diminuzione secondo l’andamento epidemiologico del virus.
La decisione sarà adottata con Dpcm su proposta del ministero della Salute, sentiti i ministri competenti e i presidenti di regione interessati. I quali potranno anche loro proporre al presidente del consiglio le misure da adottare con dpcm sui rispettivi territori.
Dopodiché però – ed ecco la novità – i presidenti di regione possono adottare autonomamente o in via di urgenza per igiene sanitaria misure più restrittive che sono valide ed efficaci per 7 giorni, entro i quali devono essere confermate con Dpcm. Lo stesso vale per le ordinanze dei sindaci rispetto al presidente della regione o al presidente del consiglio dei ministri che deve confermarle entro 7 giorni con decreto.