Diffamazione a ex giornalisti dell’ufficio stampa: Crocetta condannato a risarcire 30mila euro

Per l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, due giornalisti, ex componenti dell’ufficio stampa della Regione, avevano ottenuto l’incarico a seguito di raccomandazioni politiche e non dopo un concorso.

Crocetta è stato adesso condannato dal Tribunale civile di Palermo per diffamazione. A citare in giudizio l’ex governatore sono stati i giornalisti Piero Nicastro e Gioacchino Felice – assistiti da Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria – che facevano parte dell’ufficio stampa della Regione, smantellato da Crocetta nel 2012, dopo la sua elezione.

Il giudice Giulio Corsini ha accolto il ricorso dei due cronisti, assistiti dagli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, che hanno contestato alcune dichiarazioni che l’allora governatore aveva rilasciato a diversi organi d’informazione criticando il lavoro svolto dai giornalisti ai quali erano stati revocati gli incarichi. Parole quelle di Crocetta che la sentenza del Tribunale ha reputato diffamatorie.  L’ex presidente è stato condannato a risarcire i due cronisti con 15 mila euro ciascuno e a pagare le spese legali.

“Il dolore che un padre di famiglia può provare per essere stato messo in mezzo a una strada all’improvviso, alla soglia dei cinquant’anni, è incommensurabile ma diventa davvero insopportabile se, a quel brutale licenziamento, si accompagna l’accusa infamante di avere rubato lo stipendio – commenta Piero Nicastro – perché questo, di fatto, era il senso delle dichiarazioni rilasciate a giornali e tv dal signor Crocetta nei giorni in cui smantellava l’ufficio stampa della Regione siciliana”. “Chi mi conosce, sia fuori che all’interno dell’amministrazione – aggiunge il giornalista – sa che per nove anni ho fatto sempre il mio dovere, con impegno, scrupolo e dedizione. E, personalmente, mai avrei potuto accettare che la mia professionalità restasse offuscata da una simile ombra. Le lacrime non si cancellano ma oggi posso dire che l’onore, almeno quello, non me lo hanno portato via”.

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