È morto Giorgio Faletti, scrittore, cantante e attore

TORINO – Ha combattuto la sua battaglia contro il tumore con coraggio e dignità, finché il suo grande cuore di uomo, di artista eccentrico e scrittore prolifico ha ceduto. È morto Giorgio Faletti, 63 anni – era nato ad Asti il 25 novembre del 1950 – e con lui scompare una figura unica, irripetibile, di versatilità artistica. Perché Faletti è stato cabarettista, attore, cantante, scrittore, compositore di musiche, paroliere, sceneggiatore, persino pittore. La favola della sua popolarità nasce però dall’ironia grottesca: quella delle gag surreali scolpite nella memoria televisiva del Drive In, nel bel mezzo degli anni Ottanta, quando interpreta Vito Catozzo e altre maschere paradossali dell’Italietta. 

LA FOTOSTORIA
Una laurea, un palcoscenico. Uomo di spettacolo e di cultura – Faletti era laureato in Legge – esordisce come cabarettista nel locale cult della comicità senza rete, faccia a faccia con il pubblico: il Derby di Milano. Sono gli anni Settanta, quelli formidabili per il cabaret e in particolare per quel palcoscenico milanese, dove in quelle stagioni si avvicendano giovani anticonformisti dell’intrattenimento come Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Rossi, Francesco Salvi. In televisione si fa notare come spalla di lusso di Raffaella Carrà ai tempi di Pronto Raffaella. Ma è il 1985 l’anno topico, il prologo della sua popolarità (che non verrà mai meno, malgrado le mille trasformazioni artistiche) quando Faletti interpreta uno dei personaggi centrali del Drive In di Antonio Ricci, fucina di talenti e spettacolo innovativo, decisamente fuori dagli schemi dell’epoca. Il suo personaggio monstre è Vito Catozzo, la guardia giurata più incredibile del Belpaese, al quale succederanno altri buffi personaggi come Carlino, Suor Daliso, il testimone di Bagnacavallo. Fianco a fianco di Zuzzurro e Gaspare recita in Emilio dove crea un’altroa delle sue maschere grottesche, Franco Tamburini, stilista di Abbiategrasso.

CARI AMICI, A VOLTE L’ETA’: IL MESSAGGIO SUL SITO
La televisione gli è congeniale. Faletti irrompe nel Fantastico nel 1990 con Pippo Baudo, Marisa Laurito e Jovanotti, poi a Stasera mi butto… e tre! con Toto Cutugno. Ma il piccolo schermo non è tutto e Faletti si intrufola intanto amabilmente, con fervore, anche nell’ambiente della musica. Esordisce nel 1988 con un mini-album intitolato Colletti bianchi, colonna sonora di una serie tv dallo stesso titolo nella quale è fra i protagonisti. Nel 1991 pubblica un disco intero, Lupo mannaggia e si fa forte della sua prima hit, Ulula, uno dei tormentoni estivi del 1991, accompagnato da un video altrettanto felice (che ora impazza su youtube). Nello stesso anno compie la sua prima piccola, grande impresa di autore per Mina che canta la sua Traditore, includendola in un album particolarmente fortunato, Caterpillar. Il mondo della canzone lo avvince e Faletti si butta nella mischia con passione e pure un pizzico di incoscienza. Tant’è, nel 1992 prende parte per la prima volta al carrozzone del Festival di Sanremo presentandosi spavaldo in coppia con Orietta Berti, nientemeno. La canzone si intitola Rumba di Tango e finirà in un suo album dal titolo eloquentemente autobiografico, Condannato a ridere.

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