ENNA – Omicidio Vanessa, Ris trovano sangue della ragazza nell’abitazione

Oltre alla piena confessione ci sono anche i rilievi del Ris a inchiodare l’assassino di Vanessa Scialfa, la giovane di 20 anni strangolata dal convivente Francesco Lo presti, di 34 anni. Il sostituto procuratore di Enna Augusto Rio ha conferito stamani l’incarico al medico legale Cataldo Raffino che dovrà eseguire l’autopsia sul corpo della giovane. A coadiuvare le operazioni anche il medico legale della polizia Letizia Galtieri.

Intanto i Ris di Messina hanno concluso i rilievi nell’appartamento dove si è consumato l’omicidio, in Via Filippo Gallina a pochi passi dal Castello di Lombardia. I militari hanno trovato tracce di sangue probabilmente fuoriuscito dal naso della vittima dopo la strangolamento. Lo Presti aveva tentato di cancellare tutto con della varechina ma il luminol ha rivelato la presenza di tracce ematiche.

La madre di Vanessa :”Vivrò solo per ucciderlo”

Quell’uomo dal carcere deve uscire in una bara. Se non uscirà in una bara e lo vedrò camminare ad Enna vivrò solo per ucciderlo io. Non avrò pace finché non lo vedrò morto”. Con queste parole Isabella Castro, madre di Vanessa Scialfa, la ventenne uccisa dal fidanzato Francesco Mario Lo Presti, ha sfogato la sua disperazione ai microfoni di “Quarto Grado”, in onda questa sera su Retequattro.

“Se mio figlio avesse fatto una cosa del genere avrei chiesto perdono e poi lo avrei ripudiato non l’avrei mai più voluto vedere”, ha aggiunto la donna, che è a Enna insieme con il marito per l’autopsia sul corpo della giovane. “Se mi avesse cercata forse l’avrei abbracciata – aggiunge -. Capisco che anche per loro è un dolore. Ma un giorno lei potrà riabbracciare suo figlio, Vanessa non tornerà mai più”.

“E’ una giornata difficile, molto dolorosa, pesante. Un peso non tollerabile – afferma Giovanni Scialfa, padre della vittima -, stiamo aspettando che ci consegnino mia figlia per darle finalmente un bacio”. I genitori di Francesco Lo Presti sono invece chiusi in casa “Non vogliamo dire niente – dice la sorella dell’omicida al citofono -. È giusto che rispettiate il nostro dolore”.

Tanto tranquillo non sembrava – dice il portiere dell’albergo Federico II, dove Francesco aveva lavorato fino alla mattina del delitto quando si era licenziato -. Si capiva che aveva  problemi suoi personali. Ma non avrei mai pensato fosse stato capace di uccidere una persona”.

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