ENNA – Uccisa per aver nominato l’ex

Lo avrebbe chiamato col nome del suo ex fidanzato in un momento di intimità. Sarebbe stata questa la molla della violenta gelosia che ha spinto il trentaquattrenne Francesco Lo Presti a uccidere la sua fidanzata, la ventenne Vanessa Scialfa, nella loro abitazione di Enna. Secondo questa ricostruzione, dopo la lite la ragazza stava per uscire di casa, ma l’uomo l’avrebbe strangolata con il cavo elettrico di un lettore dvd e poi soffocata con un fazzoletto imbevuto di candeggina. Quindi l’avrebbe buttata giù da un ponte nella zona di Pasquasia. La Procura avrebbe disposto accertamenti tossicologici sulla vittima e fermato per verificare l’eventuale assunzione di stupefacenti o sostanze alcoliche.

LO STRATAGEMMA. Per far confessare Lo Presti la polizia ha usato un escamotage: “Abbiamo trovato Vanessa, è viva…”. Il giovane a quel punto è scoppiato a piangere: “Non è possibile – avrebbe detto -, ho fatto una fesseria, non può tornare più….”. Dopo le ammissioni di colpa, l’uomo avrebbe spiegato di avere agito per gelosia e avrebbe fatto trovare il corpo della sua fidanzata alla polizia.

IPOTESI SUICIDIO. Dopo l’omicidio Lo Presti avrebbe valutato l’ipotesi di suicidarsi, ma lontano da Enna, probabilmente a Catania, come emerge dalle otto pagine del fermo disposto dalla Procura nei confronti del trentaquattrenne.

LA RABBIA DEL PADRE. Vanessa viveva insieme con il suo fidanzato. Erano stati i genitori di lei a denunciarne la scomparsa ai carabinieri. Alle 15.15 di due giorni fa si erano recati in caserma dopo aver parlato con Lo Presti, il quale aveva detto loro che Vanessa era uscita per un appuntamento di lavoro e aveva confusamente riferito di una lite avvenuta poco prima.

Adesso Lo Presti è stato fermato, dopo un lungo interrogatorio in questura. I primi risultati dell’indagine portano a ipotizzare che la ragazza sia stata strangolata in casa; poi il corpo è stato avvolto in un lenzuolo e lanciato giù dal cavalcavia. Notizie che arrivate all’orecchio del padre di Vanessa, Giovanni, distrutto dal dolore, mentre si trovava all’obitorio del cimitero, dove ha dovuto compiere il triste rito del riconoscimento del cadavere. “Non lo devono arrestare – grida – perché poi ci penserò io, con le mie mani… Lo avevo accolto in famiglia perché pensavo che fosse un bravo ragazzo, ma come si fa a uccidere per un futile litigio…”.

RICERCHE ANCHE SU FACEBOOK. Vanessa e Francesco vivevano in una casa di via Filippo Gallina, in una zona periferica vicino al Castello di Lombardia, di cui il padre della ragazza, un geometra, era custode e col suo stipendio mandava avanti una famiglia con sei figli, tre dei quali avuti dal secondo matrimonio. Dopo la scomparsa di Vanessa, su facebook erano sorti cinque gruppi per il suo ritrovamento, a cui si erano iscritte tremila persone. “Vi prego di diramare questa foto – aveva scritto il padre agli ‘amici’ del social network -, è mia figlia, non abbiamo notizie da martedì 24 aprile”. Dopo la scomparsa nessuno aveva pensato all’omicidio, sembrava un allontanamento volontario, ma la situazione è precipitata.

Nonostante il riserbo di investigatori e inquirenti, qualcosa trapela: Lo Presti – interrogato alla presenza del suo avvocato – sarebbe presto crollato davanti all’incalzare delle domande e la versione del litigio e dell’allontanamento della ragazza non ha retto a lungo. Da quanto si apprende, proprio lui avrebbe condotto le forze dell’ordine sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Vanessa, avvolto in un lenzuolo.

CITTA’ SGOMENTA
. Intanto la città è sgomenta. Nel Comune capoluogo di provincia, ma che conta poco meno di 30 mila abitanti, tutti conoscevano Vanessa. Il sindaco, Paolo Garofalo, non ha parole: “E’ terribile quello che è accaduto – dice -. Nessuno ridarà la vita a Vanessa, ma il Comune intende fare tutto ciò che potrà per i suoi familiari”.

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