GELA – In piazza per il petrolchimico [FOTO]

Ha preso il via dal museo civico di Gela il corteo dei lavoratori del petrolchimico e dell’indotto dello stabilimento Eni, per protestare contro la paventata chiusura del sito. Sono almeno 15 mila persone, secondo i sindacati, operai con bandiere di tutte le sigle sindacali della categoria, c’è anche la sezione Marinai di Gela. A chiudere la manifestazione tir del settore agroalimentare.  

Il lungo serpentone si dirige a piazza Umberto, dove è atteso l’intervento della Camusso. Lungo tutto il tracciato sono affissi manifesto con la scritta: “Il lavoro è l’unica forma di libertà dell’uomo”.

In testa al corteo ci sono la leader della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, accompagnati dai rappresentanti territoriali dei sindacati e numerosi rappresentanti dei comuni, del consiglio comunale di Gela e dei centri limitrofi. In piazza non solo lavoratori, ma anche tantissimi cittadini e monsignor Rosario Gisana, nuovo vescovo di Piazza Armerina.

Per la Camusso, “è indubbio che il piano che l’Eni ha presentato è particolarmente pesante oltre che sbagliato rispetto a tutto il Mezzogiorno, ma questa è esattamente una delle ragioni per cui chiediamo invece all’Eni una politica industriale di sviluppo che parta dal salvaguardare questo territorio e questa raffineria che è uno dei territori più infrastrutturato d’Italia. Non si capisce perché in un Paese che un drammatico problema di infrastrutture si cominci ad abbandonare proprio quello che le infrastrutture le ha”.

“È chiaro che alcune grandi vertenze che sono concentrate sulla Sicilia hanno determinato una grande incertezza rispetto al futuro e sicuramente non hanno aiutato a colmare quella distanza che già c’era fra presente industriale e futuro industriale, e questa è una ulteriore ragione per dire che rispetto a Gela non solo non si può smantellare ma bisogna moltiplicare gli investimenti”, ha continuato il segretario generale della Cgil.

“Il nostro obiettivo è che ci sia un altro piano industriale che parta dalla conferma degli investimenti convenuti l’anno scorso, che aggiunga investimenti, che continui a fare in questo impianto di grande qualificazione di raffinazione di petrolio che si estrae e che abbia anche grande attenzione all’ambiente e alla prospettiva del territorio”.

Alla domanda se c’è il rischio che Gela possa trasformarsi in un’altra Termini Imerese, la Camusso ha detto: “Termini Imerese, sia per la Regione Sicilia, sia per il ministero dello sviluppo economico, rappresenta l’incapacità di dare attuazione a un progetto di reindustrializzazione tante volte annunciato. Questo significa non avere un’idea di cosa farà questo Paese. L’industria è stata ampiamente ridimensionata. Ormai siamo più vicini alla soglia critica che alla tranquillità di rimanere il secondo paese industriale d’Europa”.


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