I bancomat del boss: “Messina Denaro usa conti in Svizzera”

Anche Matteo Messina Denaro fa la spesa, chissà in quale supermercato. E usa una carta di credito intestata a qualche insospettabile imprenditore straniero: ne sono convinti magistrati e investigatori siciliani, che sono arrivati fino in Svizzera per cercare il bancomat del padrino più inseguito d’Europa. Eccola, l’ultima pista per provare a stringere il cerchio attorno al cinquantenne che ha ormai ridisegnato l’identità della mafia siciliana, a metà fra la tradizione criminale di Riina e Provenzano e la sua modernità di boss manager. 

In Svizzera andava spesso negli ultimi mesi un fedelissimo di Messina Denaro, l’imprenditore trapanese Mimmo Scimonelli, fino all’anno scorso consigliere nazionale della Democrazia Cristiana, e si dava un gran da fare per aprire società intestate a cittadini della confederazione. Società che non svolgevano alcuna attività reale, hanno scoperto gli inquirenti, ma avevano a disposizione alcune carte di credito su cui risultavano dei movimenti.

All’inizio di agosto, il pool coordinato dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato ha chiesto alla procura federale elvetica di collaborare all’indagine sulla primula rossa di Castelvetrano. Sono state fatte delle perquisizioni e degli interrogatori. E, soprattutto, è stata acquisita in gran fretta la lista dei pagamenti fatti con le carte di credito agganciate ai conti svizzeri, nella speranza di trovare una traccia utile per arrivare al padrino. Intanto, Mimmo Scimonelli è stato arrestato. E si è chiuso in un silenzio assoluto. Ma sul suo conto restano mesi di intercettazioni e pedinamenti fatti dalla squadra mobile di Palermo diretta da Rodolfo Ruperti.

Scimonelli era spesso in viaggio, fra Roma, Bologna, Milano e la Svizzera. Oltre alla politica, aveva un’altra passione, il vino: la sua azienda, la “Occhio di sole” di Partanna (Trapani), poteva fregiarsi di alcuni importanti riconoscimenti al Vinitaly, per il Cataratto Chardonnay “Il Gattopardo- La Luna” 2009 e per il Syrah “Zù Terzio” 2008. Scimonelli dichiarava soddisfatto: “Abbiamo chiuso un contratto con una grossa azienda che esporta vino in India e con un’altra che lavora negli Stati Uniti, spediremo presto cinque milioni di bottiglie all’estero”. Affari, tanti affari in viaggio. Chi indaga ritiene che fra una trasferta e l’altra, Scimonelli abbia portato in Sicilia anche i pizzini di Matteo Messina Denaro. Chissà da dove. Intanto, il padrino più ricercato d’Europa resta un fantasma. Però, in piena estate, si è fatto risentire dai suoi fedelissimi che controllano la provincia di Trapani. Questo dicono le indagini dei pm Paolo Guido e Carlo Marzella.

Dopo un anno e mezzo di silenzio, le microspie di polizia e carabinieri del Ros sono tornate a registrare fibrillazione fra gli uomini dei pizzini, sempre loro, perché nonostante le carte di credito Messina Denaro continua a comunicare soltanto attraverso i tradizionali biglietti ripiegati fino all’inverosimile e chiusi con lo scotch. Il 18 luglio, sembrava davvero imminente la consegna di altri ordini. Poi, per un disguido, tutto è saltato. Perché Scimonelli aveva sbagliato il luogo dell’appuntamento. “A Campo Allegro ti ho aspettato fino alle tre, poi me ne sono andato”, gli diceva con tono di rimprovero Vincenzo Giambalvo, un altro postino dei pizzini. Capita anche questo nella mafia siciliana, che evidentemente così infallibile e potente non è. Nonostante le parole solenni del vecchio padrino di Mazara, Vito Gondola, intercettato a luglio mentre rassicurava Scimonelli: “La risposta è che lui è con noi… basta “. Frase che sembra uscita dal sermone di un improbabile predicatore televisivo. Ma qui, “lui” è Messina Denaro, il padrino. A inizio agosto, Gondola, Scimonelli, Giambalvo e altri otto fedelissimi del boss sono stati arrestati. Lui, invece, continua a restare un fantasma.

FONTE: REPUBBLICA

Condividi
         
 
   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *