Il procuratore annuncia dopo gli interrogatori di stamattina: ''Il presidente ha riconosciuto la combine delle partite al centro dell'inchiesta, a partire da quella di Varese, ma ha negato di avere scommesso''. I legali precisano: "I contatti ci sono stati ma non hanno inciso sull'esito degli incontri". Cosentino lascia l'incarico di ad e prende le distanze dal numero uno del club etneo: "Non so nulla, se ha fatto certe cose è pazzo". Palazzo di giustizia presidiato dalle forze dell'ordine per timore di contestazioni
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Il presidente del Catania Antonino Pulvirenti “nel corso di un lungo interrogatorio ha ammesso di avere comprato le cinque partite al centro dell’inchiesta a partire da Varese-Catania”. Ad affermarlo è il procuratore Giovanni Salvi in una dichiarazione alla stampa.
Centomila euro a gara: è quanto ha ammesso di avere pagato Pulvirenti per evitare la retrocessione del Catania in Lega Pro. Pulvirenti ha negato di avere scommesso, ma di avere agito per salvare il Catania.
Sono stati in tre a presentarsi stamattina in tribunale per rispondere alle domande del giudice: il presidente Nino Pulvirenti, l’ad Pablo Cosentino e l’imprenditore Giovanni Luca Impellizzeri, agente di scommesse sportive, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggetto dei colloqui è l’operazione “I treni del gol” su presunte partite comprate dal club rossazzurro per non retrocedere in Serie B. Pulvirenti, Cosentino e Impellizzeri, insieme con altri 4 indagati, sono agli arresti domiciliari per truffa e frode sportiva.
“Non so nulla di combine, sono estraneo a tutti i fatti che mi contestate. Se avessi tentato di comprare delle partite sarei stato un folle, e se Pulvirenti lo ha fatto è un folle lui”, ha detto Cosentino.
“Non conosco nessuno degli altri indagati – ha aggiunto Cosentino -, tranne Delli Carri col quale avevo rapporti di lavoro. Se questo fatto fosse vero, sarebbe tutto l’opposto di quello che ho sempre fatto per il Catania: non avrei fatto una campagna acquisti a gennaio dispendiosa per potenziare la squadra. Sarebbe veramente tutto contro quello che era il mio obiettivo: fare un club forte per vincere il campionato”.
Cosentino ha ribadito al gip di essersi già dimesso da ogni incarico; domani gli scade il contratto con la società che non rinnoverà, dunque ha fatto presente che spera di potere tornare presto nel proprio Paese. Quindi ha lasciato il palazzo di giustizia accompagnato da suo legale, l’avvocato Carmelo Peluso.
Il gip ha poi interrogato il presidente Pulvirenti, arrivato in tribunale con l’avvocato Giovanni Grasso. “Pulvirenti, che qualche giorno addietro si è dimesso da tutte le cariche sociali del Calcio Catania – precisano in una nota gli avvocati Grasso e Lattanzi -, ha chiarito oggi la sua posizione nel corso di un lungo interrogatorio dinanzi al giudice delle indagini preliminari, dimostrando in particolare la sua assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse. Il signor Pulvirenti ha ammesso di aver avuto dei contatti con altri soggetti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri, e ciò al fine di salvare dalla retrocessione il Catania. Ha tuttavia manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti, che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri in questione”.
Venerdì si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip di Chieti l’ex ds rossazzurro Daniele Delli Carri. Il palazzo di giustizia di Catania era presidiato dalle forze dell’ordine perché si temevano contestazioni dei tifosi nei confronti di Pulvirenti, ma nessun ultrà si è presentato in piazza Verga. Sabato scorso circa tremila tifosi del Catania hanno sfilato nel centro della città scandendo slogan contro l’attuale dirigenza.
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