Il leggendario “lato b” della Sandrelli in “La Chiave” di Tinto Brass
- In Francia i critici lo hanno definito “il più erotomane dei cineasti e il più cineasta degli erotomani” e lui, Tinto Brass, ne è contentissimo. A 83 anni, il più grande regista di cinema erotico italiano (e non solo) ripercorre la sua carriera in una lunga intervista al Fatto quotidiano. Una carriera fatta di donne, dive e soprattutto culi: “Per anni ho provinato più quelli che facce, un culo a differenza della faccia non mente mai”La sua è un’ossessione gioiosa, mai banale a differenza della pornografia che invade il mondo, spezzando la poesia della scoperta sessuale. Per il veneziano, invece, il sesso è ancora questione concreta, materiale, fatta di carne, tatto, odori. Il suo primo istinto? “Vidi il pelo, nerissimo, mettendo la faccia sotto la gonna della camerierina che durante la guerra, ad Asolo, dove ci eravamo rifugiati”. Il sesso (e i bordelli) e il cinema, le sue due grandi passioni giovanili. Partito dai film d’autore con Rossellini, ha debuttato da regista in solitaria con Sordi e la Vitti in un film di scarso successo (Il disco volante, del 1964) e poi, in anni di contestazione e impegno, si è dato al cinema erotico: “Gli altri urlavano di voler cambiare il mondo, a me era sufficiente provare a renderlo un luogo più lieto”. Anche per questo si è preso gli insulti delle femministe ma a lui l’etichetta di “maiale” non dà alcun fastidio: “Se si intende uno a cui il sesso è piaciuto, piace e piacerà per sempre, mi autodenuncio. Sono un maiale”.
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