Il partigiano con la lupara

Morì da partigiano ma era anche il fratello del padrino di Cinisi, don Tano Badalamenti, il mafioso che ordinò nel 1978 l’uccisione di Peppino Impastato. 

La storia dell’uomo della Resistenza passa ora in secondo piano rispetto alle ragioni di “famiglia” che hanno convinto il sindaco Giangiacomo Palazzolo a proporre di cambiare nome e targa alla via Salvatore Badalamenti. Palazzolo, che avanza qualche riserva sulla vera storia del “partigiano”, ha già scelto di intitolare la strada a Giovanni Paolo II, il papa santo che nel 1993 lanciò dalla Valle dei Templi l’anatema contro i mafiosi: “In nome di Dio, convertitevi”.

La proposta del cambio di targa trova il consenso di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che però vorrebbe intitolare via Badalamenti alla madre Felicia Bartolotta: una vita passata prima a combattere contro la mafia dall’interno e poi a rinnovare la memoria del figlio assassinato per ordine di don Tano. Gli unici contrari al cambio del nome sono alcuni residenti. Ma non per connivenza ideale con la mafia.

Sono più preoccupati delle complicazioni burocratiche e della necessità di rinnovare i documenti. Il sindaco li rassicura: “Penseremo a tutto noi e senza costi per nessuno”.

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