Inchiesta “Double Face”: Antonello Montante interrogato 7 ore [VD TG]


E’ durato sette ore l’interrogatorio dell’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante davanti al Gip.

Sostiene che la documentazione riservata sequestrata nella villa di Serradifalco, dentro la stanza segreta, fosse lì a sua insaputa. Sostiene che i suoi accusatori sono tutti inattendibili: innanzitutto, i pentiti; poi, i suoi amici della prima stagione di Confindustria oggi diventati i grandi accusatori, Marco Venturi e Alfonso Cicero. Si difende Antonello Montante davanti al giudice Maria Carmela Giannazzo, che ha firmato il provvedimento di arresti domiciliari. «Io mi sono sposato con le istituzioni – dice – non ho mai avuto vantaggi, né appalti, né finanziamenti».Al quinto piano del palazzo di giustizia di Caltanissetta, all’ufficio gip, ci sono il procuratore capo Amedeo Bertone, l’aggiunto Gabriele Paci e il sostituto Maurizio Bonaccorso. Montante, arrivato alle 15,30 da Milano con la scorta dei poliziotti della Mobile, si consulta con i suoi legali, gli avvocati Nino Caleca e Giuseppe Panepinto. E risponde ancora, negando tutto il possibile.

Gli contestano di essersi barricato a casa per un’ora la notte dell’arresto, lui rilancia: «Ho aperto io alla polizia. Se non l’ho fatto subito era perché avevo timore che fossero malintenzionati. Gli viene fatto notare che dicevano: «Apra, polizia». E mostravano il tesserino. Ma insiste nella sua versione. La notte dell’arresto, Montante ha distrutto una trentina di pen drive, che ha poi infilato dentro uno zaino e lanciato dal balcone, ma i poliziotti hanno recuperato tutto.

All’interrogatorio, si difende su tutta la linea, e dice: «Con la scelta di legalità ho stravolto la mia vita, non torno indietro. E sono sicuro che Cosa nostra mi farà pagare prezzi ancora più alti». Interrogatorio fiume, è terminato alle 22,45. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Diego Di Simone, l’ex sostituto commissario diventato capo della sicurezza di Montante, finito anche lui agli arresti domiciliari.

L’indagine della squadra mobile e della procura di Caltanissetta punta adesso a scoprire i segreti ancora non svelati dell’imprenditore che voleva apparire come il paladino dell’antimafia, in realtà era a capo di una centrale di spionaggio. Ora, la squadra mobile diretta dal vicequestore aggiunto Marzia Giustolisi è a caccia anche delle altre talpe che hanno alimentato la rete di Montante.

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