La Corte di Cassazione ha annullato 2 delle 3 ipotesi di tentata estorsione

La Corte di Cassazione ha annullato due delle tre ipotesi di tentata estorsione contestate al boss Antonio Massimino, ritenuto per anni al vertice della mafia di Agrigento, ai danni di due costruttori agrigentini e per le quali era stato condannato a sei anni di reclusione. I giudici ermellini, accogliendo il ricorso avanzato dall’avvocato Salvatore Pennica, hanno disposto un nuovo processo per Massimino, che si celebrerà davanti ad una nuova sezione della Corte di Appello di Palermo, limitatamente ad un singolo episodio.

Si tratta del tentativo di imporre agli imprenditori Li Causi l’assunzione di un operaio. La Cassazione ha poi cancellato, questa volta senza rinvio e dunque con verdetto che diventa definitivo, la condanna relativa ad un altro tentativo di estorsione, riqualificato adesso in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. L’episodio riguarda la richiesta ai costruttori di saldare un debito di 85 mila euro al titolare di un’impresa. Reato che, in mancanza di querela di parte, non poteva essere perseguito. Diventa invece definitiva la condanna relativa al tentativo di messa a posto degli imprenditori per un immobile che stavano realizzando in via Mazzini, a poca distanza dal palazzo di giustizia di Agrigento. La pena inflitta a Massimino dovrà comunque essere rideterminata proprio in virtù dell’annullamento delle due ipotesi di reato.

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