La mappa dello spaccio a Caltanissetta: quattrordici arresti [FOTO]

Si chiama ‘giro di vite’ l’operazione antidroga eseguita nella notte a Caltanissetta dagli agenti della Squadra mobile e dai militari del Gico della Guardia di finanza, in esecuzione di 14 ordinanze di misure cautelari (quattro in carcere, 10 agli arresti domiciliari), nei confronti di altrettante persone indagate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione.
I provvedimenti, emessi dal gip nisseno Alessandra Giunta su richiesta della Dda, concludono due filoni d’inchiesta che hanno permesso di sgominare una banda di narcotrafficanti che monopolizzava il mercato in città, spiava i movimenti delle forze dell’ordine, ricettava per otto euro al grammo l’oro proveniente da furti e scippi, disponeva di armi e si affidava a elementi esterni all’organizzazione, che sapevano come recuperare i soldi dei ‘clienti’.
Gli indagati, tutti di Caltanisetta, sono: i fratelli Vincenzo (detto Mangibù, esponente di Cosa nostra), Fabio e Ivan Ferrara, rispettivamente di 44, 39 e 37 anni; Carlo Salvatore Sanfilippo, di 33 anni; Davide Oliva, di 40 anni; Fabio Celestri, di 42 anni; Elia Giardina, di 33 anni; Gianluca Bellomo, di 30 anni; Marco Bellomo, di 42 anni, detto ‘Squalo’; Guido Rizza, di 26 anni; Danilo Villa, di 30 anni; Davide Palermo, di 39 anni, e la sua convivente Luana Scarlata, di 26 anni; Giovanni Di Girolamo, di 43 anni, soprannominato ‘Castrense’.
Le indagini abbracciano un periodo che va dal 2006 ad oggi e si sono avvalse delle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia. Gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal vice questore Giovanni Giudice, avrebbero accertato che i fratelli Ferrara imponevano il loro monopolio di hashish e cocaina. Caltanissetta sarebbe stata divisa in zone affidate a gruppi di pusher, sotto il rigido controllo e il peso criminale dei fratelli Ferrara. “Le indagini tecniche e le dichiarazioni dei collaboratori – scrivono gli inquirenti – hanno confermato come l’associazione avesse la disponibilità di armi comuni da sparo clandestine, sia lunghe che corte e come di esse venisse fatto commercio”.

 

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