La marijuana light ora è davvero legale: produzione e commercio riconosciuti dal Governo

“DOPO un anno dal lancio della cannabis light questa è la nostra grande vittoria. Adesso tutti i lavoratori e i coltivatori potranno festeggiare: la produzione e il  commercio delle infiorescenze è stato finalmente riconosciuto anche dal ministero”. Festeggia Luca Marola, ideatore e fondatore di Easy Joint, fra i primi esempi di cannabis light – la marijuana “legale” in commercio con un limite di Thc inferiore allo 0,2% – che nell’ultimo anno ha rivoluzionato il mercato.

La notizia arriva direttamente dal ministero dell’Agricoltura, il Mipaaf, che con una circolare – dopo un anno di richieste incessanti da parte dei coltivatori e i lavoratori dell’indotto – si è espressa sulle regole della legge in vigore dal gennaio 2017: produrre e vendere l’erba legale è possibile, senza più dubbi per le migliaia di italiani che negli ultimi mesi hanno investito in questo business con non poche incertezze.

“La coltivazione della canapa – si legge nella circolare ministeriale – è consentita senza necessità di autorizzazione, che viene richiesta invece se la pianta ha un tasso THC di oltre lo 0,2% come previsto da regolamento europeo. Qualora la percentuale risulti superiore ma entro il limite dello 0,6% l’agricoltore non ha alcuna responsabilità; in caso venga accertato un tasso superiore allo  0,6% l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa”.

L’ultimo paragrafo della circolare ribadisce inoltre alcuni punti su cui produttori e coltivatori spingono da tempo: impedisce ad esempio le importazioni che non rientrano nel catalogo europeo, mettendo un freno dunque a ibridi, incroci ed erbe svizzere.

Inoltre, ricorda Marola, “per la prima volta la parola infiorescenze viene inserita in un testo di diritto, riconoscendone così il valore. Adesso tutti i soggetti che hanno investito in questo business sanno di agire legalmente, senza più ombre. E’ un passo importantissimo. Il prossimo? Riprendere in mano la lotta antiproibizionista”.

A raccontare il perché della circolare Mipaaf è poi lo stesso vice ministro Andrea Olivero: “Si tratta di un provvedimento necessario per chiarire i possibili usi della canapa coltivata nell’ambito del florovivaismo in modo da attuare pienamente una buona legge e precisarne il suo campo di applicazione. In questo modo agevoliamo anche l’attività di controllo e repressione da parte degli organi preposti”.

La circolare individua inoltre regole precise e paletti da rispettare per i vari  settori produttivi dove la cannabis può essere impiegata, ovvero quelli che vanno dall’alimentazione alla cosmesi, dall’industria e artigianato al settore energetico e alle attività didattiche e di ricerca industriale.

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