LAMPEDUSA – I 65 sopravvissuti si rifiutano di rientrare in patria

I 65 tunisini sopravvissuti al naufragio, al largo di Lampedusa, e che si trovano attualmente nel centro di accoglienza dell’isola, rifiutano di rientrare in patria, nonostante le promesse che stanno ricevendo dal loro governo. Lo ha rivelato, alla Tap, il segretario di Stato tunisino all’emigrazione, Houcine Jaziri, che si trova a Lampedusa e che ha anche definite “corrette” le condizioni dei suoi connazionali nel centro di accoglienza.

In proposito, Jaziri ha precisato di non avere alcuna lamentela in ordine al trattamento riservato, ai tunisini, dalle autorità italiane. Jaziri ha anche ribadito l’intenzione del governo tunisino di perseguire le organizzazioni di trafficanti di essere umani, raccordandosi con le autorità italiane.

Inoltre, i familiari di alcuni dei dispersi del naufragio di Lampedusa, cui si sono uniti altri giovani della città, hanno attaccato e incendiato ieri notte le caserme della polizia e della gendarmeria di El Fahs. Gli attacchi sono scattati quando è stata resa nota dal Ministero degli Esteri la lista ufficiale dei sopravvisuti al naufragio e che è stata ritenuta sbagliata.

In particolare, a scatenare la rabbia dei congiunti dei dispersi sono state le differenze rilevate tra due liste nominative. All’attacco e all’incendio delle sedi di polizia e gendarmeria sono seguiti scontri in strada, nel corso dei quali le forze di sicurezza hanno effettuato un fitto lancio di granate lacrimogene per disperdere la folla, ma anche per impedire che altri uffici pubblici facessero la stessa fine delle due caserme. Secondo un primo bilancio, tredici persone, tutte di giovane età, sono state sottoposte a fermo.

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