L’assassinio di Borsellino un mistero lungo 20 anni

Mafia e terrorismo, 20 anni dopo. Sembra ieri che la strage di via D’Amelio uccise il magistrato Paolo Borsellino e quasi interamente la sua scorta, dopo appena due mesi dalla strage di Capaci. Domani, come sempre, la ricorrenza sarà ricordata con una fiaccolata in onore del magistrato antimafia e scenderanno in strada tutte le associazioni di categoria.

La strage di via D’Amelio aprì completamente un vaso di Pandora nel 1992, quando la morte, due mesi prima del giudice Giovanni Falcone, avrebbe iniziato un processo che avrebbe modificato interamente la storia e la politica italiana. Il terrorismo, che sembrava lontano secoli dall’epoca degli anni di piombo, e la mafia si fondevano insieme per divenire un mix esplosivo.

La strage di via D’Amelio resta uno dei grandi misteri politici d’Italia ancora irrisolti. Venti anni sono passati senza che la verità si sia scoperto appieno, tra cui il misterioso contenuto dell’agenda rossa. La mafia miete ancora oggi le sue vittime, ma gli italiani non hanno smesso di dimenticare.

Di Paolo Borsellino resta un’agenda rossa, anzi neppure quella. L’agenda rossa era il taccuino che il magistrato portava sempre con sé e che non fu mai ritrovata, a testimoniare le zone d’ombre che la vicenda ancora oggi reca con sé. Un colore, il rosso, decisamente simbolico: è rosso il sangue delle vittime di via D’Amelio, ma è rosso anche il cuore di chi è riconoscente al lavoro di Borsellino, un lavoro che gli è costato la vita.

Condividi
         
 
   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *