Letta si è dimesso, subito consultazioni

Il governo Letta è arrivato a fine corsa. Il premier ha rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato che ha subito fatto diramare un comunicato (GUARDA) in cui spiega che non ci sarà alcun passaggio parlamentare per formalizzare la crisi. Non sarà necessario, viene fatto notare dal Quirinale , in quanto lo stesso Letta si è subito detto indisponibile ad un eventuale nuovo mandato esplorativo e un dibattito in aula non avrebbe aggiunto ulteriori elementi ad una crisi giudicata non reversibile, dopo il voto di giovedì nella Direzione nazionale del Pd, principale partito della maggioranza. Napolitano non intende dunque tirare troppo in lungo e per questo ha annunciato, tramite il segretario generale Donato Marra, di volere avviare consultazioni immediate: inizieranno nel pomeriggio e si concluderanno nella giornata di sabato. Il M5S ha scelto di non prendere parte alle consultazioni. E stessa strada sembra essere in procinto di prendere anche la Lega.

IL TWEET – L’annuncio delle dimissioni era stato dato dallo stesso premier via Twitter, pochi minuti prima di arrivare al Quirinale . In mattinata, in quello che ricorderà probabilmente come il più amaro di tutti i San Valentino della sua vita, al presidente del Consiglio non era rimasto che lo spazio per i saluti e i ringraziamenti: ai ministri che hanno lavorato con lui, nel corso dell’ultima riunione dell’esecutivo – la numero 49 della «sua» serie -; e, via social, a tutti coloro che a vario titolo lo hanno aiutato. Poi una citazione di Seneca: «Ogni giorno come se fosse l’ultimo». Letta ha deciso di salire al Colle con tre ore di anticipo rispetto all’orario inizialmente previsto: inutile protrarre l’agonia. Quanto al suo futuro, tramite il suo entourage ha fatto sapere che non punta ad alcun incarico e che dunque si limiterà a fare il deputato del Pd.

LA CRISI VISTA DALL’ESTERO – Intanto anche all’estero c’è grande apprensione per l’evoluzione della crisi politica nostrana. Molti grandi quotidiani, come il New York Times, hanno valutato lo showdown di Letta come l’esito di una «rivolta» o di una «insurrezione» (GUARDA la notizia sulla stampa estera) all’interno del Pd. Fra i capi di governo è la cancelliera tedesca Angela Merkel la prima a prendere posizione: « Seguiamo la crisi con grande attenzione – ha detto il suo portavoce, Steffen Seibert -. Il governo tedesco auspica una soluzione rapida». E guarda già oltre José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue: «Ho incontrato diverse volte Matteo Renzi e mi sembra un europeista molto impegnato e profondamente interessato a far avanzare il processo di integrazione europea».

LA PROTESTA DELLE OPPOSIZIONI – Alla fine, dunque, il Colle non ha avallato la richiesta di un passaggio parlamentare che era arrivata dai gruppi di opposizione. «La crisi non può aprirsi e chiudersi all’interno del Pd» aveva ribadito in mattinata il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta. Ma lo stesso Berlusconi, secondo un retroscena pubblicato oggi sul Corriere della Sera, non era particolarmente legato alla richiesta di un passaggio parlamentare, considerando la crisi ormai consumata. Il Quirinale, dal canto suo, ha fatto notare come già con Monti e lo stesso Berlusconi la «parlamentarizzazione» della crisi era stata evitata. E di fronte all’esigenza di dare risposte immediate al Paese – è stata enfatizzata ad esempio la necessità di proseguire sulla strada delle riforme, a partire da quella elettorale – ha prevalso una scelta di immediatezza. Il Movimento 5 Stelle è stato però il primo tra i gruppi politici a far capire di non essere interessato alle consultazioni: «Risparmiateci la presa per il c…» ha tuonato Beppe Grillo dal suo blog, puntando il dito contro Matteo Renzi, definito «carrierista senza scrupoli». La decisione è stata poi ratificata dai parlamentari con 62 voti a favore della rinuncia, 17 contro e 6 astenuti. Perplesso anche l’ex segretario leghista Roberto Maroni che ha invitato il suo partito a non rispondere alla chiamata di Napolitano.

 

 

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