LIBERI CONSORZI – L’ex Provincia di Agrigento al collasso: a rischio gli stipendi del personale

Il Libero consorzio di Agrigento al momento non è nelle condizioni di garantire le spese del personale, di assicurare i servizi e predisporre un bilancio previsionale 2015 che sia in equilibrio.

Sono parole di “fuoco” quelle che il dirigente finanziario e il segretario dell’ex Provincia hanno messo “nero su bianco” in un atto ufficiale e assolutamente previsto per legge: la “segnalazione obbligatoria dei fatti e delle valutazioni sull’andamento delle entrate e delle spese correnti che pregiudichino gli equilibri di bilancio”. La stessa tipologia di documento che era stato firmato già a novembre scorso e che portò, all’epoca, all’atto di recesso dal Consorzio universitario.

In questo caso, però, il tono è se possibile anche peggiore. “Le spese del personale in atto sostenute – si legge – sono ormai incompatibili con le effettive risorse disponibili e devono, necessariamente, essere ridotte ulteriormente, nel rispetto dei vincoli contrattuali e/o normativi, e devono essere ridotte al minimo tutte le altre spese anche quelle essenziali, anche se in tal caso risulteranno compromessi i servizi e le funzioni obbligatorie dell’Ente. E’ doveroso sottolineare il concreto rischio per l’Ente, qualora non dovessero intervenire le auspicabili modifiche normative, di non poter, legittimamente, sostenere il pesante “concorso al contenimento della spesa pubblica” richiesto dall’articolo 244 del Tuel”. Torniamo, quindi, alla tanto contestata legge nazionale che prevede un “contributo” da girare allo Stato da parte degli enti di area vasta che per Agrigento si tradurrebbe in oltre 7 milioni di euro solo per l’anno in corso senza, però, che al momento vi sia la possibilità di un “recupero” da altre fonti di finanziamento.

In questo contesto, dicono ancora i dirigenti sembra difficile “ipotizzare un bilancio di previsione stabilmente riequilibrato, perché lo squilibrio non trae origine né da debiti fuori bilancio da riconosce e nemmeno da disavanzi di amministrazione, ma da un’abnorme riduzione delle risorse finanziarie”, senza che si possa nemmeno puntare ad una soluzione “tampone” come il cosiddetto “pre-dissesto”, ovvero il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, visto che non vi sono debiti pregressi da ripianare.

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