LICATA – OMICIDIO BRUNETTO, la scarcerazione non allontana i sospetti

Sono state rese note le motivazioni con le quali il Tribunale del riesame ha rimesso in libertà  Angelo Carità  e Angelo Bianchi, accusati dell’omicidio di Giovanni Brunetto, il piccolo imprenditore licatese scomparso lo scorso 7 maggio e ancora non ritrovato. I giudici, nel provvedimento di scarcerazione, hanno scritto che mancano importanti elementi idonei a dimostrare la morte di Brunetto, necessari all’applicazione della misura cautelare. Scrivono i magistrati: ”Correttamente il Pubblico ministero sostiene che l’assenza del cadavere dell’ucciso non impedisce la formazione della prova di omicidio, incide sul principio di responsabilità . E tuttavia, la contestazione del delitto di omicidio (e di quello connesso di distruzione del cadavere) non può prescindere dalla previa acquisizione di elementi di prova idonei a dimostrare con certezza, o comunque con alta probabilità , l’avvenuta verificazione, in conseguenza di una condotta altrui, dell’evento morte. Nel caso in esame, invece, gli elementi valorizzati dal Pubblico ministero rendono si plausibile l’ipotesi di un omicidio, ma non consentono di ˜scartare” altre diverse ipotesi, quali, ad esempio, il suicidio, l’allontanamento volontario, ovvero (volendo ammettere responsabilità  di terzi) il sequestro (e non anche la morte) della vittima. Insomma, la Procura deve compiere un ulteriore sforzo investigativo ed ancorare la richiesta di cattura ad elementi certi che possano ricondurre a Giovanni Brunetto ed alla sua soppressione. Il quadro accusatorio resiste e dagli esami di laboratorio già  effettuati potrebbero arrivare le certezze che richiese il Tribunale del riesame di Palermo. Intanto le ricerche di Brunetto proseguono. L’arresto di Carità  e Bianchi è avvenuto il 20 maggio scorso, dopo una serie di interrogatori da parte della polizia. Per gli inquirenti, alla base del delitto ci sarebbero stati problemi legati a un debito contratto dai due presunti assassini nei confronti di Brunetto. Secondo una prima ricostruzione, infatti, pare che Brunetto vantasse un credito di oltre 40mila euro nei confronti di Carità . Quest’ultimo, con la scusa di un incontro chiarificatore, lo avrebbe ucciso con la complicità  dell’amico.

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