LICATA – Processo “Ouster”, mafia ed estorsioni, chieste 8 condanne
Nicolò Giangreco
Per il pubblico ministero della Dda di Palermo, Rita Fulantelli, tutti gli imputati del processo “Ouster”, scaturito dall’inchiesta che ipotizza un giro di estorsioni mafiose e l’intestazione fittizia di beni di alcune imprese a prestanome di boss, devono essere condannati. La pena più alta, 16 anni, di reclusione, è stata proposta per il licatese Pasquale Antonio Cardella, 63 anni, ritenuto dalla Dda “la figura di riferimento di Cosa Nostra nella sua città”; 12 anni di reclusione per il figlio Giuseppe Claudio Cardella, 39 anni; 12 anni e 6 mesi per Giuseppe Cardella, 34 anni, nipote di Pasquale Cardella; 6 mesi per l’imprenditore canicattinese Michele Giorgio, 58 anni, accusato solo di favoreggiamento; 6 anni ciascuno per Giuseppe Galanti, 56 anni, e Angelo Occhipinti, 60 anni, entrambi di Licata; 4 anni ciascuno per Marcello Bulone, 35 anni e Gianluca Vedda, 40 anni, anche loro licatesi. A raccontare tutto, costituendosi parte civile al processo in corso di svolgimento davanti ai giudici del Tribunale di Agrigento (presidente Luisa Turco, a latere Francesco Paolo Pizzo e Francesco Gallegra), è stato l’imprenditore licatese Francesco Urso. Il 20 aprile è prevista la sentenza.
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