LOTTA ALLA MAFIA – La disperazione di Cutrò:”Lo Stato mi ha abbandonaro”. L’intervento di Cgil e associazioni [VIDEO]

Lui è Ignazio Cutrò, L’imprenditore e testimone di giustizia di Bivona, per anni sottoposto al racket, nel 2006 decise di diventare un testimone di giustizia, denunciando i suoi estorsori. Grazie alle sue testimonianze venne avviata l’operazione “Face off” che portò all’arresto e alle condanne per gli stessi estortori. Ma da quel momento, e a causa di quella collaborazione, inizia a entrare in crisi la sua impresa edile. Lo Stato e le banche in questi giorni hanno ribussato alla sua porta: 301 mila euro, 87 mila euro e 120 mila euro”. Quindi, l’amara conclusione, rivolta ai mafiosi: “Con me non avete vinto, ma la burocrazia dello Stato è peggio della mafia!”. “Ho provato cosa significhi davvero la povertà: mi hanno tagliato la luce, non potevo fare la spesa, ero costretto, in pratica, all’elemosina tra amici e parenti”. “Quando decisi di entrare nel programma di protezione – racconta – il ministero dell’Interno mandò un perito per verificare i danni causati alla mia azienda dalla mafia. Mi risulta che la perizia fosse pronta già nel giugno del 2011 e che sia stata spedita alla Commissione centrale, al Viminale”. Una perizia che, secondo il racconto di Cutrò, “dimostrava con chiarezza che la mia azienda era sanissima prima delle mie denunce. Insomma, quell’azienda non sarebbe mai stata chiusa per ‘cause naturali’, per la crisi ad esempio”. E così, dopo la perizia, ecco saltare fuori anche gli strumenti di sostegno a Cutrò: “Il perito del Ministero mette nero su bianco che il sottoscritto andava aiutato con un mutuo da 300 mila euro, di durata decennale, senza interessi”. Uno strumento utile a “ripagare” l’aiuto allo Stato nella lotta contro gli estortori. Ma quel mutuo non arriverà mai. “Arrivano però – dice – le richieste della banca e della Serit.

L’Associazione nazionale testimoni di giustizia esprime «stupore nell’avere appreso solo ora che, dopo cinque anni, si scopre che ben due perizie del Ministero dell’Interno, redatte dai loro periti, sull’attività di Ignazio Cutrò, hanno accertato che le difficoltà economiche dell’azienda sono nate dal momento delle denunce di Ignazio Cutrò. Come sia stato possibile tutto questo non riusciamo a comprenderlo».
Il Ministro Alfano sia chiamato in Parlamento a rispondere sull’intera vicenda che getta ombre e rivela le ingiustizie subite da chi si è sempre schierato dalla parte dello Stato cioè i testimoni di giustizia».

«Siamo esterrefatti per le ulteriori notizie che riguardano Ignazio Cutrò e a cui ha dato voce opportunamente don Luigi Ciotti a Messina». Lo afferma in una nota indirizzata al ministro per gli Interni e alla deputazione agrigentina il segretario generale di Cgil, Massimo Raso.

«La nostra indignazione è ancora più forte quando leggiamo che, come denuncia lo stesso Cutrò, giace dal giugno 2011 una perizia di funzionari del Ministero dell’Interno . E’ questo il modo con il quale lo Stato “ripaga” chi si batte a viso aperto contro gli estortori? Possibile che non vi siano strumenti per intervenire affinché questa ingiustizia abbia fine? Credo che abbia il dovere di dirci come stanno le cose – dice rivolto ad Angelino Alfano – e, soprattutto, di intervenire per impedire che Cutrò sia naturale  preda della disperazione.

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