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MAFIA – Beni per 100 milioni di euro confiscati a un imprenditore

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri della DIA del 04 aprile 2022: Un provvedimento di prevenzione di amministrazione giudiziaria è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia nei confronti di un'impresa di calcestruzzo che opera a San Vito Lo Capo, nel Trapanese. La decisione è della Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Trapani, su proposta congiunta del procuratore di Palermo e del direttore della Dia. La fattispecie, prevista dall'art. 34 del "Codice Antimafia", si applica per bonificare l'azienda e consentire il suo recupero all'economia legale. L'impresa opera in uno dei settori definiti dal cosiddetto "Decreto liquidità" come tra quelli maggiormente esposti a rischio di infiltrazione mafiosa e sono stati individuati numerosi indizi, valutati dal Tribunale come importanti elementi probatori tali da far ritenere che la società fosse concretamente permeata da infiltrazioni e condizionamenti da parte di Cosa nostra. L'amministratore giudiziario s'insedierà per un periodo iniziale di 8 mesi, con il fine di eliminare le contiguità ed i condizionamenti mafiosi, così da scongiurare altre forme di controllo giudiziario, ovvero giungere, come accade nei casi più gravi, alla confisca. L'azienda dispone di un impianto di produzione di calcestruzzo con annesso capannone, diversi automezzi e mezzi speciali di trasporto ed impiego della malta, nonché una cava di approvvigionamento delle materie prime per un valore prossimo al milione di euro. ANSA/ DIA EDITORIAL USE ONLY NO SALES

– Sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) beni pari a 100 milioni di euro. La confisca definitiva è scattata nei confronti dell’imprenditore Calcedonio Di Giovanni, 73 anni, imprenditore originario di Monreale, nel palermitano, ma con interessi economici nella provincia di Trapani.

Sigilli ad appartamenti, terreni, conti correnti bancari ed aziende tra le quali il complesso turistico alberghiero Katibubbo a Mazara del Vallo, “dove risultano essere stati ospitati boss mafiosi del calibro del capo mandamento di Mazara del Vallo”, affermano gli investigatori.
Il provvedimento è arrivato dopo che la prima sezione della corte di Cassazione ha emesso “la sentenza di rigetto avanzata dall’imprenditore e ha posto fine al procedimento di prevenzione avviato dalla Dia nel 2014”.
L’imprenditore, “secondo ricorrenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, era portatore di interessi delle cosche mafiose siciliane attraverso artificiosi meccanismi fraudolenti mediante i quali aveva accesso a cospicui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari coinvolgendo nei propri progetti individui vicini ad un noto latitante mafioso”, sostengono i magistrati.
Tra i beni confiscati a anche alcune società con sede a San Marino e Londra, coinvolte in complesse operazioni finanziarie collegate a grosse transazioni commerciali internazionali.

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