MAFIA – Criminalità nell’ agrigentino secondo la Dia
Nicolò Giangreco
Secondo quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2013, e consegnata al Parlamento, in provincia di Agrigento la mafia esercita ancora il suo potere di condizionamento attraverso la corruzione. L’ arresto del presunto capo provincia Leo Sutera, ritenuto vicino al super latitante Matteo Messina Denaro, e del presunto capo della famiglia di Agrigento, il palmese Francesco Ribisi, e dei suoi amici, non hanno immobilizzato le famiglie agrigentine. Invece, sarebbe stato scelto il nuovo capo del mandamento di Agrigento, con l’approvazione dei vertici delle cosche di Santa Elisabetta, Favara, Palma di Montechiaro, Raffadali e Villaseta. E poi, in evoluzione sarebbe il mandamento di Giardina Gallotti che comprende le famiglie di Porto Empedocle e Siculiana, decimate da tanti arresti, e che sarebbe alla ricerca di un capo dopo l’ arresto di Gerlandino Messina. Inoltre, nell’ attuale panorama criminale provinciale agrigentino, in omaggio al principio dell’ integrazione, un ruolo significativo è stato assunto da gruppi di delinquenti stranieri, in particolare romeni e nordafricani, tra egiziani, marocchini e tunisini, impegnati in spaccio di droga, sfruttamento dell’immigrazione, furti in abitazione e furti di rame.
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